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Fascicolo 15 | 2022

FOCUS SUL CONFLITTO UCRAINO

Marco Lombardi, Russia-Ucraina: oltre la Guerra Ibrida, verso il Techno-Cognitive Warfare

Abstract

The Russian-Ukrainian conflict unexpectedly brought war to Europe.

At present (end of March 2022) I do not consider any conclusive scenario to be foreseeable: to- day the most optimistic forecast is contained in the uncertainty of an evolving event, for which everything is possible. But this brief note, which introduces others that follow dedicated to the conflict between Russia and Ukraine, focuses on what so far already constitutes predictably persistent results in the medium to long term.

Now we are at the Total Hybrid War in which the dimensions of the conflict overlap, interfere, produce an escalation of effects in different contexts: no conflict had yet unfolded in this artic- ulated form, where they are no longer needed and the predictive and interpretative drivers of the scenarios fail. This is the first Total Hybrid War that has surpassed itself, paving the way for the now present Techno-Cognitive Warfare.

The characteristics of the Ukrainian Russian confrontation can be traced back to some emerg- ing themes: the overlapping of the dimensions of the conflict; the centrality of strategic com- munication; the multiplication of actors in the field.

Although the conflict is still ongoing, however, some signs of permanent change are already evident. In the paper, I discuss only a few, which concern the change in the paradigm of the now techno-cognitive war, the broad re-modeling of the meaning of cyberspace, the central role of information and communication, and, also, a consequent different mode of negotiation between the parties to accelerate the peace process.

The conclusions add to the previous reflections two hopes.

The first concerns our capacity for de-escalation: wars, this one, in particular, has clearly shown how we can risk being stuck in a symmetrical process of escalation so that every action (in every dimension of the conflict) is answered with an action of a greater degree (in every other dimension of the conflict). It is a trap, also favored by technologies, which has configured an automatism, a practice of “taken for granted”, which can only be interrupted by a conscious and responsible choice.

The second, which takes the form of advice, concerns the individual cognitive equipment that each one must assume for the governance of the flow of communication in which he is immersed. Therefore, I emphasize what I call the Principle of Maximum Protection:

  • any information is false until proven otherwise. and the Principle of Maximum Effectiveness:
  • every piece of information is true for its target audience.

I expect a lasting more than ten years of the conflict that has just begun, albeit blanded and conveyed through actions that will focus on one or the other dimension (cyber, kinetic, eco- nomic, social, etc.) in an exclusive way, if those who will have to govern the confrontation will be able to avoid the simultaneous overlapping of the effects generated by the actions carried out in each dimension. In practice, we now need to learn to govern a widespread, subthreshold, and continuous global conflict: without surrendering to Cognitive Warfare as a replacement for “Peacefare”.

Il conflitto russo-ucraino ha inaspettatamente portato la guerra in Europa.

Allo stato attuale (fine marzo 2022) non reputo prevedibile alcuno scenario conclusivo: oggi la previsione più ottimista è contenuta nell’incertezza di un evento in evoluzione, per il quale tutto è possibile. Ma questa breve nota, che ne introduce altre che seguono dedicate al con- flitto tra Russia e Ucraina, si concentra su quanto finora già costituisce dei risultati prevedibil- mente persistenti nel medio-lungo periodo.

Ora siamo alla Guerra Ibrida totale in cui le dimensioni del conflitto si sovrappongono, inter- feriscono, producono una escalation di effetti in contesti diversi: ancora non si era dispiegato in questa forma articolata alcun conflitto, dove non servono più e i driver predittivi e interpre- tativi degli scenari falliscono. Questa è la prima Guerra Ibrida Totale che ha superato sé stessa, aprendo la via all’ormai presente Guerra Tecno-Cognitiva.

Le caratteristiche del confronto russo ucraino possono essere ricondotte ad alcuni temi emer- genti: il sovrapporsi delle dimensioni del conflitto; la centralità della comunicazione strategi- ca; la moltiplicazione degli attori sul campo.

Benché a conflitto ancora in corso, tuttavia, alcuni segni di cambiamento permanente sono già evidenti. Nel paper mi soffermo solo su alcuni, che riguardano il cambiamento del paradigma della guerra ormai tecno-cognitiva, la ri-modellazione ampia del significato di spazio ciberne- tico, il ruolo centrale dell’informazione e comunicazione e, anche, una conseguente diversa modalità di negoziazione tra le parti per accelerare il processo di pace.

Le conclusioni aggiungono alle riflessioni precedenti due auspici.

Il primo riguarda la nostra capacità di de-escalation: le guerre, questa in particolare, ha mo- strato con chiarezza come si possa rischiare di restare bloccati in un processo simmetrico di escalation, per cui a ogni azione (in ogni dimensione del conflitto) si risponde con una azione di grado maggiore (in ogni altra dimensione del conflitto). Il secondo, che assume la forma di un consiglio, riguarda l’attrezzatura cognitiva individuale che ciascuno deve assumere rispetto al governo del flusso di comunicazione in cui è immerso secondo il Principio di Massima Tutela e il Principio di Massima Efficacia.

Keywords

Hybrid Warfare, Cognitive Warfare, Cyberspace, Ukraine, Russia

Stefano Marinelli, War and Crimes against Peace: Avenues to Prosecute Russia’s Aggression of Ukraine

Abstract

On February 24, 2022, the Russian attack on Ukraine provoked a strong international commu- nity reaction, in terms of diplomatic condemnation of Russia and support for Ukraine. There is an international consensus on the qualification of the facts that have occurred as a crime of aggression, and an unprecedented political support for Ukraine. Nevertheless, international justice does not have the possibility to prosecute those responsible for the crime.

The article presents the structural obstacles of international law in prosecuting the crime of aggression committed against Ukraine, in particular by the International Criminal Court, and illustrates possible alternatives to bring those responsible to justice. The article presents the strong and coherent reaction of the international community to the Russian military inter- vention, with unprecedented unity in the United Nations General Assembly, and a majority in the Security Council stopped exclusively by the Russian veto. Then, the article examines the international prohibition of the use of force, and the justifications put forward by Russia to support the legality of the operation. The Russian reasons, based on self-defense and on the purpose of protecting the populations of Donbas from genocide, prove to be unfounded. The analysis therefore concludes that the attack on Ukraine constitutes a manifest act of aggression. The study then examines the criminalization of the aggression by the International Criminal Court, presenting the jurisdictional limits that prevent the Court from prosecuting the crime in this circumstance: unlike other international crimes that the ICC is already investigating on the Ukrainian territory (crimes of war, crimes against humanity) the Court cannot exercise its jurisdiction for the crime of aggression committed by individuals of states that are not party to the Rome Statute.

Finally, alternative mechanisms for bringing justice to the Ukrainian aggression are examined: from the trial in a national court, which has the problem of immunities and of lack of expertise in prosecuting international crime, to the creation of an ad hoc or hybrid tribunal.

Il 24 febbraio 2022, l’attacco della Federazione Russa all’Ucraina ha provocato una forte re- azione della comunità internazionale in termini di condanna diplomatica della Russia e di sostegno all’Ucraina. Nonostante il consenso internazionale nella qualifica dei fatti occorsi, e il sostegno politico senza precedenti, la giustizia internazionale sembra impossibilitata a perseguire i responsabili del crimine. L’articolo presenta gli ostacoli strutturali del diritto inter- nazionale nel perseguire il crimine di aggressione commesso contro l’Ucraina, in particolare da parte della Corte Penale Internazionale, e illustra possibili alternative per fare giustizia sul

crimine. Dopo aver presentato la reazione unitaria della comunità internazionale all’interven- to militare russo, con un’unità senza precedenti nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e una maggioranza nel Consigli di Sicurezza fermata esclusivamente dal veto russo, l’articolo prende in esame il divieto internazionale di uso della forza e le giustificazioni avanzate dalla Russia per sostenere la legalità dell’operazione. Le ragioni russe, fondate sull’autodifesa e sulla finalità di proteggere le popolazioni del Donbas da un genocidio, si rivelano infondate. Si conclude quindi che l’attacco all’Ucraina costituisce un chiaro atto di aggressione. L’analisi esamina poi la criminalizzazione dell’aggressione da parte della Corte Penale Internazionale, presentando i limiti giurisdizionali che impediscono alla Corte di perseguire il crimine in questa circostanza: a differenza di altri crimini internazionali su cui ha già iniziato attività di indagine (crimini di guerra, crimini contro l’umanità) la Corte non può esercitare la propria giurisdizione per il crimine di aggressione commesso da individui di Stati che non sono parte allo Statuto di Roma. Infine, si prendono in esame meccanismi alternativi per fare giustizia sull’aggressione Ucraina: dal processo in un tribunale nazionale, che ha problemi di immu- nità e di specializzazione nel perseguire il crimine internazionale, fino alla creazione di un tribunale ad hoc o ibrido.

Keywords

Russia, Ukraine, International law, War crimes

Daniele Maria Barone, Russia-Ukraine conflict: digital assets chronicles in times of war

Abstract

The economic catastrophe caused by the Russian invasion of Ukraine has raised questions on the role of digital assets in this conflict. On the one hand, how crypto assets could be exploited by Moscow to circumvent international sanctions and, on the other hand, how crypto can be useful as a crowdfunding tool to finance the Ukrainian military sector.

This context turned a spotlight on the companies operating in the digital assets field, highlight- ing the controversies raised by the collision of the neutrality of the cryptocurrency sector with a humanitarian crisis.

With this premises, based on events and statements of the first few weeks after the Russian invasion began, this research is aimed at answering the following questions: how much can digital assets help in financing the military sector of a State? Can digital assets be a reliable alternative to international financial isolation? In which way could this conflict affect the cryp- tocurrency sector?

La catastrofe economica causata dall’invasione russa dell’Ucraina ha sollevato numerose do- mande sul ruolo che i digital asset potrebbero ricoprire in questo conflitto. Da un lato, il potenziale sfruttamento delle criptovalute da parte di Mosca per eludere le sanzioni economi- che e, dall’altro, la funzione delle criptovalute nel finanziamento al settore militare ucraino attraverso il crowdfunding.

Questo contesto ha acceso un faro sulle compagnie operanti nel settore dei digital asset, facen- do emergere le controversie generate dalla collisione tra la neutralità delle criptovalute con una crisi umanitaria.

Con tali premesse, basandosi su avvenimenti e dichiarazioni delle prime settimane dall’inizio dell’invasione russa, questa ricerca ha la finalità di rispondere alle seguenti domande: quanto possono aiutare le criptovalute nel finanziamento al settore militare di uno stato? Possono le criptovalute essere un’alternativa valida all’isolamento finanziario internazionale? In che modo il conflitto russo-ucraino ha un impatto nel settore delle criptovalute?

Keywords

Ukraine, hybrid warfare, cryptocurrencies, digital assets

Federico Borgonovo, Azov Battalion: Extreme Right-Wing Militarization and Hybrid Warfare

Abstract

This article analyzes the origins and features of the Azov Battalion. A hybrid weapon, which fight inside a multivariate hybrid conflict composed by a combination of urban warfare, propa- ganda, and politics. The Azov Battalion represent one of the clearest examples of the increasing complexity of warfare. Complexity and hybridization are due to the growing number and di- versity of actors involved. The Russo-Ukrainian conflicts no longer remain local; instead, from 2014 to 2022 has increasingly attracted external actors, as right-wing extremists and extend to the Internet. This analysis, try to explain how Azov Battalion became such an effective weapon and what could be its outcome after the war. This aim was achieved by reconstructing the fun- damental historical steps and then theorising the so-called Azov system. The latter is a model that synthesises Azov’s hybrid capabilities acquired through its diversification and attempts to illustrate the high degree of complexity of military systems fighting in hybrid contexts.

Keywords

Azov, Hybrid, Ideology, Ukraine, Army, War, Extremist

Marco Zaliani, The importance of the Cyber battleground in the Russo-Ukrainian war

Abstract

The increasingly hybrid nature of conflicts has become even more evident in the recent re-ig- nition of the never-dead Russian-Ukraine crisis. The new chapter of this conflict, which arose from the Russian military invasion of Ukrainian territory, was characterized by massive use of hybrid instruments of the conflict that went hand in hand with the military one. In this con- text, the cyber dimension of the conflict has reaffirmed its central role. As it is now an integral part of these conflicts and no longer ancillary to them. Starting from a study of the implemen- tation of cyber-arsenals used in the Ukrainian context, we want to give a more precise image of this type of weapons which, just like conventional arsenals, are exploited to achieve specific objectives by a variety of actors. In fact, in this conflict, the “cyber-line ups” that have seen state and non-state actors intervening alongside both Russia and Ukraine are also indicative. From these considerations, one can get an idea of the current role of cyber in the context of new hybrid conflicts and specifically outline the scenarios that the Russo-Ukrainian conflict may cause in cyberspace even after hostilities are over.

Keywords

Ukraine, cyber, hybrid warfare

Luca Cinciripini, The hybrid response of the EU and NATO to the Russia-Ukraine conflict

Abstract

The ongoing conflict between Russia and Ukraine embodies the main features of hybrid war-fare. Alongside the military dimension, the use of propaganda tools, disinformation campaigns and cyber-attacks has fully emerged so far, as well as the multiplicity of state and non-state actors involved. Faced with this complexity, the European Union (EU) and NATO, unable to make full use of the military instrument to contain the consequences of the conflict, have put in place a multidimensional response. Up to now, it has been articulated in the use of both hard and soft power tools that have transversally involved different sectors. On the one hand, therefore, there was the supply of military equipment to the ukrainian front. On the other hand, lawfare instruments such as economic sanctions have been put in place, as well as trade, financial and energy measures aimed at isolating Russia from the rest of the international
community. Considering the factors that have long been observed in the field of international security studies, the future context will be increasingly dominated by hybrid warfare and the need for various actors to avoid open military clashes. The response of the EU and NATO to the Russian-Ukrainian crisis could, on the one hand, highlight the difficulties of the two organizations in fully transforming themselves into global players in the framework of international security and defence. On the other hand, could be a first step toward the exercise of a potentially replicable hybrid power in the management of future crises.

Keywords

Ukraine, Russia, EU, NATO, hybrid warfare

NAVIGARE SCENARI IBRIDI: PROSPETTIVE

Giacomo Buoncompagni, L’Amore Altruistico in tempi di guerra e pandemia

Abstract

Pitirim A. Sorokin, a Russian sociologist naturalised in the United States and a leading figure in 20th century sociology, stated that historical and techno-cultural changes have not always produced positive results within societies, but at times even negative (or more precisely, ‘de- structive’) ones: individualism, antagonism, an excess of technology and rationality, and in particular the fall of the bonds of solidarity towards the different and the loss of the feeling of belonging (Mangone 2015; Cimagalli 2010; Marletti 2018; Perrotta 2016).

Altruism can also be one of the indispensable ingredients of social life, useful for preventing crises and conflicts.

No society can exist without an “altruistic and creative love” that has as its aim the “altruisa- tion” of individuals and social institutions: a complex process/project capable of encompassing the emotional, supra-rational and spiritual aspects of human relations (including online), start- ing from the idea that all men can recognise themselves in certain moral principles, eternal and universal.

Considering the current pandemic and war scenarios, the aim of the paper is to illustrate the main theoretical lines of Sorokin’s scientific thought, which made sociology a “science at the service of humanity” useful also for the study of disasters, i.e. all those events involving con- junctions of physical conditions and definitions of human damage and social disorders (e.g. natural disasters, wars and cyber attacks).

Pitirim A. Sorokin, sociologo russo naturalizzato statunitense, figura di spicco della sociologia del XX secolo, affermava che i mutamenti storici e tecno-culturali non sempre hanno prodotto risultati positivi all’interno delle società, ma a tratti anche negativi (o più precisamente “di- struttivi”): individualismo, antagonismo, eccesso di tecnica e di razionalità, ed in particolare la caduta dei vincoli di solidarietà nei confronti del diverso e della perdita del sentimento di appartenenza (Mangone 2015; Cimagalli 2010; Marletti 2018; Perrotta 2016).

L’altruismo può essere uno degli ingredienti indispensabili alla vita sociale, utile per prevenire crisi e conflitti.

Nessuna società può esistere, infatti, senza un “amore altruistico e creativo” che abbia come fine “l’altruizzazione” degli individui e delle istituzioni sociali: un processo/progetto comples- so in grado di comprendere gli aspetti emotivi, sovra-razionali e spirituali delle relazioni uma-

ne (anche online), partendo dall’idea che tutti gli uomini possono riconoscersi in determinati principi morali, eterni ed universali.

Considerando gli attuali scenari di pandemia e di guerra, lo scopo del paper è quello di illustra- re le principali linee teoriche del pensiero scientifico di Sorokin, che ha fatto della sociologia una “scienza al servizio dell’umanità” utile anche per lo studio dei disastri, cioè di tutti quegli eventi che coinvolgono congiunzioni di condizioni fisiche e definizioni di danno umano e disturbi sociali (ad esempio, calamità naturali, guerre e cyberattacchi).

Keywords

Sorokin, altruism, media, digital, crisis, covid19, war

Daisy Marcolongo, Gestione dell’emergenza Covid-19: dalla teoria all’analisi. Il caso Bergamo

Abstract

L’intento dell’elaborato è quello di analizzare, dal punto di vista organizzativo e comunica- tivo, la gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia, rivolgendo un’attenzione particolare alla provincia di Bergamo. Al fine di raggiungere tale intento sono stati utilizzati due strumenti di ricerca: l’intervista semi-strutturata ad amministratori locali, Protezione civile e volontari e il questionario strutturato alla popolazione. Dallo studio in profondità è emersa l’incredibile capacità degli enti locali e dei volontari di organizzarsi per fronteggiare l’emergenza senza indicazioni precise e in assenza di dispositivi di protezione, utilizzando conoscenze pregresse e piani di prevenzione non aggiornati. La gestione dell’emergenza in Italia è stata caratterizzata da un susseguirsi di DPCM e ordinanze regionali che hanno regolato il comportamento dei cittadini e l’apertura o chiusura di esercizi commerciali, luoghi di ritrovo e centri sportivi. Inizialmente le misure sono state accolte in modo favorevole dalla popolazione, tuttavia, sono emerse serie difficoltà di gestione della comunicazione; infatti, si evidenzia un uso scorretto dei canali social ufficiali del governo utilizzati per diffondere, anticipatamente e senza un’ade- guata analisi comunicativa, notizie contenute in documenti ufficiali, aumentando incertezza tra popolazione e amministratori locali.

Keywords

Covid-19, crisis management, Bergamo

Federico Prizzi, Il Cultural Intelligence e la Negoziazione Operativa nelle Aree di Crisi

Abstract

La Negoziazione Operativa è una delle attività più importanti che possono essere richieste a un etnografo di guerra. Essa consiste in tutte quelle trattative svolte in supporto alle operazioni militari, sia in tempo di pace che di guerra, con le autorità locali (formali e informali), con personale militare e paramilitare, con i rappresentanti di organizzazioni internazionali così come con comuni cittadini. In particolare, la negoziazione consiste in una necessità che due o più parti hanno di trovare un accordo accettato da tutti i contendenti. Accordo che deve essere vantaggioso per gli interessi di ciascuna delle parti coinvolte. Differisce, pertanto, dalla media- zione poiché quest’ultima necessita della presenza di un terzo attore percepito, dai due o più contendenti, come neutrale e imparziale. Infine, differisce, dalla negoziazione operativa con- dotta dalle forze di polizia, perché quest’ultima è strettamente legata alla liberazione di ostaggi.

Keywords

Cultural intelligence, cultural diplomacy, negoziazione operativa, aree di crisi

Rene D. Kanayama, Events in Kazakhstan’s Almaty of January 2022 – Grass-root Revolt or Terrorism Inspired Insurgency?

Abstract

While the world in March 2022 is immersed in yet another military conflict on the territory of ex-Soviet Union, the Year of the Tiger started to show from its very beginning that solving various disputes is fastest through means of violence, and its subsequent suppression by means of power. This time it was on the territory of Kazakhstan, and the cause for outbreak of vio- lence in Almaty and elsewhere between January 5 and 7, unseen in this magnitude so far in Kazakhstan, may have been benign in its nature – ever growing prices of fuel, exponentiated by ever expanding poverty gap in Kazakh society.

However, the instantaneous and extremely tough measures taken by the country’s leader- ship – coupled with immediate involvement of military forces of the Collective Security Treaty Organization – indicated that much more than a mere overruling of popular dissent was at stake, and in order to attain its objective to silence the opposition, a clear and robust message had to be sent across.

Kazakhstan, in its 30 years of independence, has probably not been utterly immune to various types of disputes stemming from uneven distribution of wealth – certainly a long-term rule by one and only Nursultan Nazarbaev brought some “guarantees” of stability – but the extend of chaos, public disruption and the amount of blood spilled during the countermanding of re- bellion indicates that the relatively peaceful period of country’s post-Soviet development may be over and the oil and uranium rich nation needs to contend with both foreign interference as well as internal changes.

The events classified by some as insurgency, by some as a terrorist attempt to overthrow the lo- cal or perhaps even national government, and by some as a trivial fight between the tribal clans aiming at control of the nation’s riches and the future, may have lasted not long – everything happened almost as unexpectedly and swiftly as a squall coming out of nowhere – but were a testimony to the fact that the political and economic status quo in any of the post-Soviet republics is not a long-term matter, and instead it can change at a whim of those having an access to both means and desires to alter the established ways. This article examines the vari-

ous viewpoints of both the possible causes of Almaty events of January 2022, as well as future ramifications for security status in the region, and perhaps also beyond.

Mentre il mondo nel marzo 2022 è immerso nell’ennesimo conflitto militare sul territorio dell’ex Unione Sovietica, l’Anno della Tigre ha iniziato a mostrare fin dall’inizio che la solu- zione di varie controversie è più veloce attraverso la violenza, e la sua successiva soppressione per mezzo del potere. Questa volta si trovava nel territorio del Kazakistan, e la causa delle pro- teste ad Almaty il 5 gennaio potrebbe essere stata di natura benigna – prezzi sempre crescenti del carburante, a causa del divario di povertà sempre crescente nella società kazaka.

Tuttavia, le misure istantanee ed estremamente dure prese dalla leadership del Paese – in- sieme al coinvolgimento immediato delle forze militari dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva – ha indicato che era in gioco molto più di un semplice annullamento del dissenso popolare, e per raggiungere il suo obiettivo di mettere a tacere l’opposizione, doveva essere inviato un messaggio chiaro e forte.

Non si può dire che il Kazakistan, nei suoi 30 anni di indipendenza, sia stato immune da vari tipi di contenziosi derivanti dalla distribuzione diseguale della ricchezza – certamente un governo a lungo termine di un solo e solo Nursultan Nazarbaev ha portato “garanzie” di stabilità – ma indica l’estensione del caos, il disordine pubblico e la quantità di sangue versato durante la revoca della ribellione che il periodo relativamente pacifico dello sviluppo post-sovietico del Paese potrebbe essere terminato e la nazione ricca di petrolio e uranio deve fare i conti sia con l’interferenza straniera che con i cambiamenti interni.

Gli eventi classificati da alcuni come ribellione, da alcuni come tentativo terroristico di rove- sciare il governo locale o forse anche nazionale, e da alcuni come una banale lotta tra i clan tribali che mirano al controllo del futuro della nazione, potrebbe essere durato non a lungo

  • tutto accadde quasi inaspettatamente e rapidamente come una burrasca proveniente dal nulla – ma erano una testimonianza del fatto che lo status quo politico ed economico in una qualsiasi delle repubbliche post-sovietiche non è una questione a lungo termine, e invece può cambiare per un capriccio di coloro che hanno accesso sia ai mezzi che ai desideri di alterare i modi stabiliti. Questo articolo esamina i vari punti di vista di entrambe le possibili cause degli eventi di Almaty del gennaio 2022, così come le future ramificazioni per lo stato di sicurezza nella regione, e forse anche oltre.
Keywords

Kazakhstan, Central Asia, Terrorism, Insurgency, Regional Security, Coup d’état

Ali Fisher – Nico Prucha, “Working and Waiting”: The Salafi-Jihadi movement on Telegram in 2021

Abstract

Salafi-Jihadi groups adopted the Telegram messaging platform around 2016. Since then, it has been a mainstay of the information ecosystem for groups such as al-Dawlat al-Islamiyah (IS) and al-Qaeda (AQ) and other foreign terrorist organisations (FTO). While the Salafi-Jihadi move- ment has been using Telegram, the general userbase of the platform has grown rapidly, it was 5th most downloaded mobile app worldwide in 2021 and 13th most used social platform globally. This paper uses examines how the Salafi-Jihadi movement operates on Telegram as a network of interconnected hubs where traffic and influence flow in multiple directions creating a vast dynam- ic ecosystem. This research offers the most comprehensive analysis, to date, of the information ecosystem of Salafi-Jihadi groups on Telegram. It is based on observation during 2021 of over 7,000 channels belonging to elements of the Salafi-Jihadi movement including IS, AQ, Taliban, the Muslim Brotherhood, and Hamas, along with Salafi channels of importance to the movement.

It finds that just under 90% of the channels connect into a single giant network (including channels from IS, AQ, Taliban, the Muslim Brotherhood, and Hamas). This means they are part of an interconnected ecosystem which comprise sub-clusters that have varying degrees of shared meaning. They often share common sources of content, frequently those channels on the Salafi side of the Salafi-Jihadi nexus. Such channels create a permissive environment in which Salafi-Jihadi groups can target their intended audience, and share material to bolster their theological position to craft a specific religious identity. Furthermore, the most important Salafi channels are much more likely than other channels to be sharing join links to other channels. Despite the volume of data available via Telegram, with some notable exceptions, much of the analysis and commentary of the Salafi-Jihad movement on Telegram has been anecdotal or su- perficial, resulting in the image of very insular Jihadi communities just talking to themselves. In 2021, far from being driven off Telegram (or the internet) by EUROPOL led disruption efforts, the Salafi-Jihadi movement and the FTO elements within it, have reconfigured just as a flock of birds adjusts in flight to the attack of a predator. In 2022 they continue to exploit the platform.

Keywords

Salafi-Jihadi movement, Telegram, strategic communication

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