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Fascicolo 19 | 2024
DALLE MINACCE IBRIDE ALLA GUERRA COGNITIVA
Marco Lombardi, Prefazione. Guerra Ibrida, Guerra Cognitiva: leggere i concetti
Tiziano Li Piani, Nota del curatore
Carlo Jean, La Sicurezza Ibrida
Luciano Violante, Minacce ibride, guerre cognitive & neurotecnologie
Alessandro Politi, I grandi cicli della geopolitica
Mirko Lapi, Disinformazione e rischi cognitivi nell’era della Intelligenza Artificiale
Arije Antinori, La Cognitive Warfare in uno scenario di minacce convergenti
Guglielmo Ranieri, Modulatori di voce basati su AI e Vishing: un rischio concreto, per tutti
Alvise Biffi, L’importanza di una filiera industriale nazionale per la cyber security
Angelica Cestari, Minacce multidimensionali e risposte integrate: Il ruolo del security manager
Alessandro Marzi, Minacce ibride e Infrastrutture critiche. Intervista
Matteo Macina, Scenari di rischio ibridi cyber-fisici. Intervista
Fabio Spotti, La security come ‘funzione diffusa’. Intervista
Enrico Giacobbe, Sulle minacce ibride ed i modelli di Sicurezza per le aziende. Intervista
Marco Ceresa, L’importanza del ‘Fattore Umano’ nella sicurezza. Intervista
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Fascicolo 18 | 2023
Terrorism & Digital Ecosystems
Abstract
La PMC Wagner è uno dei principali attori emersi durante il conflitto russo-ucraino. Lo studio si propone di indagare la presenza di ibridazione nella comunicazione della PMC Wagner su Telegram. Lo studio si basa sul caso studio di un canale che sfrutta la propaganda pro-IS e la simbologia jihadista con oltre 100.000 iscritti. L’analisi dei contenuti relativi al canale mostra una buona comprensione della propaganda dello Stato Islamico: replicano lo stile e diffondono materiale pro-Russia. Attraverso l’ibridazione comunicativa, il target di riferimento si amplia fino a includere musulmani estremisti galvanizzati dalla propaganda jihadista e veterani della PMC Wagner che hanno combattuto nella guerra civile in Siria e che sono entrati in contatto con la sottocultura violenta tipica dello Stato Islamico. Lo sfruttamento da parte della PMC Wagner di diverse forme di estremismo comunicativo è un fenomeno da monitorare poiché questa strategia consente di modulare i contenuti attraverso stili, linguaggi e simboli.
Keywords
PMC Wagner, Jihad, Propaganda, Telegram, Media House
Ali Fisher, Time to be realistic about Swarmcast 2.0: How terrorists use WhatsApp
Abstract
Questo articolo affronta due significative lacune nella letteratura attuale. In primo luogo, mette in discussione le affermazioni ortodosse secondo cui i salafiti-jihadisti sarebbero costretti a utilizzare piattaforme più piccole a causa del successo delle strategie di “deplatforming” adottate dai cosiddetti giganti di Internet; in secondo luogo, evidenzia la presenza significativa di reti salafite-jihadiste su WhatsApp. Con oltre due miliardi di utenti, WhatsApp è un gigante sociale a tutti gli effetti.
Attraverso la discussione delle reti su WhatsApp, l’articolo dimostra che mentre la metanarrativa occidentale è stata a lungo accettata dall’ortodossia degli studi sul terrorismo e risuona ancora negli eventi ospitati da enti finanziati dall’industria, la sfida incapsulata da Swarmcast2.0 rimane. I gruppi salafiti e jihadisti mediatici mantengono reti persistenti che funzionano su più piattaforme contemporaneamente, comprese quelle su alcune delle piattaforme più grandi.
Il documento sostiene la necessità di prestare maggiore attenzione a una comprensione autentica dei modi in cui i salafiti-jihadisti comunicano un significato condiviso e mantengono le reti. In conclusione, è necessaria una comprensione significativamente maggiore del modo in cui le reti salafite-jihadiste sono ancora in grado di operare sulle piattaforme più grandi, richiedendo una comprensione delle reti dinamiche in aggiunta ai file di contenuto statico che condividono.
Keywords
Swarmcast; networks; Salafi-Jihadi; terrorism; platforms;
Abstract
La presente pubblicazione mira a indagare le caratteristiche salienti dell’odierna minaccia terroristica di matrice islamista, elencare le più nocive criticità che questa pone in campo dapprima strategico e poi giuridico, esaminare con attenzione le peculiarità e gli attributi qualificanti dell’ordinamento giuridico italiano in materia di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo, e analizzare infine la questione sul versante della cooperazione internazionale. Il polimorfismo e l’irriducibilità a schemi precostituiti che da sempre contraddistinguono i fenomeni di natura terroristica ci impongono un’analisi puntuale e scevra da generalizzazioni, volta a statuirne le proprietà con uno sguardo al presente – foreign fighters, terrorismo nucleare, Jihad 2.0, terrorismo transnazionale – e uno sguardo al passato storico. Sebbene negli ultimi anni l’incidenza dei fenomeni riconducibili al terrorismo radicale islamico si sia ridotta sempre più, in maniera proporzionale al progressivo smantellamento dello Stato Islamico e all’intensificarsi delle campagne search and destroy americane, condotte per mezzo di droni militari d’alta quota, tecnologie satellitari e operazioni di intelligence, è opportuno mantenere elevati standard di sicurezza e monitoraggio, giacché nuove potenziali minacce possono giungere inattese e senza grandi possibilità di previsione. D’altronde, le radici del problema rimangono sostanzialmente irrisolte – istanze religiose del fondamentalismo islamico radicale, presenza di regimi politici vicini alle correnti più estremiste della religione islamica, tendenziale marginalità delle popolazioni musulmane nell’ambito della società globale, l’insistenza di conflitti interetnici, interstatali e di guerre civili nelle regioni del mondo già colpite da fenomeni di povertà e dalle esternalità dei cambiamenti climatici – e non è del tutto inimmaginabile che un domani le politiche di contenimento delle società occidentali possano non bastare più a contenere le pressioni scaturenti da un problema sì represso e soffocato, ma di certo non debellato del tutto. Questa fase di calma più o meno apparente potrebbe peraltro essere intelligentemente impiegata per affrontare le annose e irrisolte questioni legate alla definizione del terrorismo sul piano internazionale e ai dilemmi della cooperazione interstatale in materia di antiterrorismo e di condivisione dell’intelligence, che come vedremo dettagliatamente rischiano di compromettere l’efficacia e la solerzia delle politiche di contenimento della minaccia terroristica messe a punto sul piano sia nazionale che internazionale. La pubblicazione che segue è suddivisa in due parti, o sezioni: nella prima, racchiusa nello scorso fascicolo della rivista, abbiamo affrontato le questioni menzionate sopra, mentre nella seconda, che state per leggere, affronteremo in maniera approfondita la questione inerente la tutela della sicurezza nazionale nell’ordinamento giuridico nazionale.
Keywords
Terrorismo, fondamentalismo jihadista, antiterrorismo, sicurezza nazionale, intelligence, cooperazione internazionale, terrorism, jihadism, counter-terrorism, homeland security, intelligence, international cooperation
Evolving security issues & perspectives
Abstract
Tra i vari fenomeni di ostilità e aggressione nei confronti di diversi gruppi, l’antisemitismo è diventato sempre più diffuso in Europa negli ultimi anni. Considerando le recenti crisi e l’emergere di traumi collettivi, crimini d’odio e nuove forme di antisemitismo si sono materializzati nel discorso politico e nella sfera digitale. Ciò sembra essere dovuto alla natura pubblica e interattiva delle nuove tecnologie dell’informazione.
Il fenomeno del neo-antisemitismo pone in questione problemi di natura identitaria nelle società multiculturali, in particolare le difficoltà di comprensione di altre culture e le lore storie o trasformazioni più recenti. Ciò ha eroso in modo significativo il rapporto tra la sfera pubblica e le società in rete, favorendo al tempo stesso sentimenti antisemiti, teorie del complotto, infodemie, nuove forme di razzismo e negazionismo difficili anche da riportare mediaticamente.
L’obiettivo generale di questo studio è quello di indagare la copertura dell’odio anti-migranti e delle forme oscurate di antisemitismo. Pur trattandosi di argomenti distinti, entrambi sono accomunati dalla presenza di narrazioni stereotipate, talvolta aggressive e confuse nel discorso pubblico. Il giornalismo spesso non riesce a identificare e rettificare queste narrazioni, perpetuando così il disordine dell’informazione.
Keywords
Migration; conspiracy; journalism; media; discrimination; hate speech, migrazione; cospirazione; giornalismo; media; discriminazione; discorso di odio
Kamil Yilmaz, Hate speech predicts engagement on social media: A case study from Turkey
Abstract
What drives engagement on social media has been the focus of social scientific inquiry especially in recent years. Among various established predictors of virality on social media are emotional language, language about in- and out-groups, and notions of positivity and negativity. In light of prior work, this study explores whether hate speech in the form of demonization of a social group is associated with engagement on social media by using a case study from Turkey: The Gülen Movement (GM), a once-admired social movement that has been going through a decade-long demonization, stigmatization, criminalization and persecution. The results show that demonizing language against GM (a specific out-group) is a strong predictor of virality in three of the largest social media platforms in Turkey’s social media ecosystem: Facebook, Instagram and Twitter. The results also show that demonizing language about a specific out-group has the largest effect size compared to other well-established predictors of virality such as the moral-emotional language, language about the in-group and language about the (general) out-group.
Keywords
Hate speech, demonization, social-media, specific out-group, Gülen Movement, Turkey
Barbara Lucini, Medical Intelligence: definizione, metodi, prospettive e gruppo nazionale Medint
Abstract
This paper, for the first time in Italy, offers a reflection on the theme of Medical Intelligence which has become increasingly crucial over the last few years, due to the occurrence of events such as the Covid-19 pandemic in 2020, the Russian-Ukrainian war and the Israeli-Palestinian war; all events which possess characteristics of interdependence, mutual influence and high levels of uncertainty and complexity.
The focus of this paper concerns not only an innovative definition of Medical Intelligence and its specific areas of study, but also the consideration of the possibilities it offers in revising the intelligence process, in light of the impact of new technologies and the characteristics of emerging threats.
Specific attention will then be devoted to the establishment and launch of the national Medical Intelligence group at the Università Cattolica del Sacro Cuore in Milan.
Finally, perspectives and lines of work that are already being developed to continue to expand the knowledge of Medical Intelligence in a rapidly changing world will be proposed.
Keywords
Medical Intelligence, Medint, Intelligence, Covid-19, pandemics
Rene D. Kanayama, Dispute over the Nagorno-Karabakh – A Local Conflict with Global Implications
Abstract
All’inizio del 2022, scatenando una catena di eventi significativi a livello internazionale e dando inizio a una nuova era di lotta per il controllo geopolitico di parti chiave del mondo da parte della maggior parte delle superpotenze, nel 2023 continua a emergere un numero di nuovi conflitti con radici ereditate. l’ex Unione Sovietica è sempre stata soggetta ai più sanguinosi conflitti interregionali e interetnici nel corso degli ultimi secoli, e lo scontro tra Azerbaigian e Armenia sulla regione del Nagorno Karabakh non ha fatto eccezione.
Mentre il caos seguito al crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’90 ha visto molteplici conflitti militari in molti dei suoi ex domini – dalla Moldavia alla Georgia, alla vera e propria guerra civile in Tagikistan, nonché scaramucce etniche localizzate in altre parti dell’Asia centrale, la questione del Nagorno Karabakh è stata probabilmente la più prolifica e apparentemente senza fine negli ultimi trent’anni.
Anche se la risoluzione delle Nazioni Unite considerava il conflitto del Nagorno-Karabakh come un’occupazione illegale del territorio dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh, composta interamente da popolazione di etnia armena, continuò a prosperare relativamente per la maggior parte dei trent’anni tra il 1991 e il 1991. 2023, e nell’ultimo decennio della sua esistenza (riconosciuta solo da altre entità dell’ex Unione Sovietica non riconosciute a livello internazionale), è riuscita ad attirare l’attenzione internazionale soprattutto nel settore del turismo.
La supremazia definitiva dell’Azerbaigian sul territorio del Nagorno Karabakh, a seguito della cosiddetta Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh nel settembre 2020 e culminata con la piena acquisizione di tutto il rimanente territorio popolato dagli armeni nel settembre 2023, deve essere vista non solo come un risultato di una significativa crescita economica dell’Azerbaigian spinta dalle sue risorse naturali, ma anche come conseguenza di altri conflitti regionali spesso più importanti per le superpotenze che mirano al controllo della regione. In particolare, la relazione forte e strategica tra Azerbaigian e Israele, forgiata sullo sfondo dell’isolamento internazionale dell’Iran e contrastando molte delle ambizioni geopolitiche regionali dell’Iran, è, secondo l’autore, uno degli elementi chiave che meritano attenzione e analisi.
Piuttosto che fornire un ulteriore profilo dei singoli periodi di questa disputa a lungo termine, le cui radici risalgono addirittura a prima del crollo dell’Unione Sovietica – argomento al quale negli ultimi trent’anni sono stati dedicati numerosi trattati accademici – l’articolo si concentra sulle implicazioni comparative di il conflitto del Nagorno-Karabakh con altri conflitti regionali che incombono nelle sue vicinanze, tenendo conto della natura estremamente rapida delle attuali relazioni internazionali, dove nuovi patti a volte inspiegabilmente e inaspettatamente sostituiscono le precedenti alleanze.
Keywords
Azerbaijan, Armenia, Caucasus, Ethnic Discord, Regional Security, Global Conflict
Sara Brzogyny; Terrorism; Radicalization; Locus of Control.
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Fascicolo 17 | 2023
FORMS OF INSURGENCIES, EXTREMISMS AND HATE CRIMES
Andrea Castronovo, Karenni Revolution: the centrality of border territories in Myanmar’s national insurgency
Abstract
All’indomani del colpo di Stato militare del 2021, centinaia di gruppi armati sono stati formati in Myanmar per combattere il regime, autoproclamatosi Consiglio dell’Amministrazione Statale (SAC). Le nuove forze rivoluzionarie, genericamente chiamate Forze di Difesa del Popolo (PDFs), sono passate da essere piccole cellule scarsamente armate e non coordinate a compagnie e battaglioni strutturati, ben addestrati e semi-regolari, in grado di operare attraverso molteplici tattiche di guerriglia. Dopo due anni di guerra, la nazione è sprofondata in uno stato di violenza caratterizzato dal collasso della legittima autorità dello Stato centrale, dalla devastazione causata dalla tattica della «terra bruciata» condotta dal regime contro la popolazione, dalla proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro (SALW), e da una crisi umanitaria ed economica senza precedenti. Il Myanmar è diventato un paese dilaniato dalla guerra nel cuore della regione in più rapida crescita del mondo: Il Sud-est asiatico. Sebbene la narrazione occidentale dominante inquadri l’attuale crisi nazionale come un conflitto senza fine, uno stallo politico, oppure rappresenti il paese come uno stato fallito, ciò che sta accadendo in Myanmar è una Rivoluzione multidimensionale che mira non solo a rovesciare il regime militare, ma a ridefinire la struttura socio-politica dell’intero Paese. Analizzando sia la principale forza di guerriglia Karenni, il KNDF, sia il governo ad interim del medesimo Stato etnico, il KSCC, questa ricerca indaga su come i giovani Karenni, in coordinamento con le organizzazioni etniche armate locali e con i gruppi della società civile, abbiano costituito uno dei fronti anti-regime più avanzati di tutto il Myanmar.
Keywords
Myanmar, military coup, Revolution, PDF, Karenni State
Giacomo Buoncompagni, ‘Sexdemic’: counter genderbased hate crimes. Virtual practices, cyber-bodies, microcelebrity and sex crimes
Abstract
Le varie forme di partecipazione in rete, come i like, i post, i tweet, lasciano “tracce di noi stessi”, frammenti della nostra identità di cui non siamo consapevoli, che non possiamo controllare e che non possiamo cancellare.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a situazioni sempre più diversificate in rete, come quelle che coinvolgono gruppi di adolescenti che utilizzano i social network per costruire identità, percorsi di micro-celebrità e diffondere foto/video di pestaggi, torture, omicidi, ma soprattutto suicidi in diretta.
Le cause e le conseguenze di queste forme di devianza, che si riproducono nella dimensione virtuale, sono molteplici: la depressione, l’invidia, la ricerca di potere e visibilità, la trasformazione di un semplice utente in una cyber-vittima, a volte senza nemmeno rendersene conto, e il “raccontarsi” sui social network, soprattutto attraverso video e foto autoprodotti.
Attingendo alla letteratura sociologica e psicologica internazionale, questo articolo si propone di riflettere su alcune forme di devianza online legate a pratiche comunicative “patologiche” riguardanti il corpo e la violenza (cyber)sessuale.
Keywords
Sex; crime; digital media; celebrity; online reputation; bodies, hate speech; crimini sessuali; media digitali; celebrità; reputazione online; corpi
Francesco Balucani – Fabio Ottaviani, L’Italia alla prova del fondamentalismo radicale islamico. Indagine sul polimorfismo della minaccia terroristica e analisi ragionata dell’ordinamento giuridico italiano in materia di antiterrorismo. Parte prima
EMERGING THREAT ECOSYSTEMS AND RESEARCH METHODOLOGIES
Abstract
Questo articolo mira a indagare le caratteristiche salienti dell’odierna minaccia terroristica di matrice islamista, elencare le più nocive criticità che questa pone in campo dapprima strategico e poi giuridico, esaminare con attenzione le peculiarità e gli attributi qualificanti dell’ordinamento giuridico italiano in materia di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo, e analizzare infine la questione sul versante della cooperazione internazionale. Il polimorfismo e l’irriducibilità a schemi precostituiti che da sempre contraddistinguono i fenomeni di natura terroristica ci impongono un’analisi puntuale e scevra da generalizzazioni, volta a statuirne le proprietà con uno sguardo al presente – foreign fighters, terrorismo nucleare, Jihad 2.0, terrorismo transnazionale – e uno sguardo al passato storico. Sebbene negli ultimi anni l’incidenza dei fenomeni riconducibili al terrorismo radicale islamico si sia ridotta sempre più, in maniera proporzionale al progressivo smantellamento dello Stato Islamico e all’intensificarsi delle campagne search and destroy americane, condotte per mezzo di droni militari d’alta quota, tecnologie satellitari e operazioni di intelligence, è opportuno mantenere elevati standard di sicurezza e monitoraggio, giacché nuove potenziali minacce possono giungere inattese e senza grandi possibilità di previsione. D’altronde, le radici del problema rimangono sostanzialmente irrisolte – istanze religiose del fondamentalismo islamico radicale, presenza di regimi politici vicini alle correnti più estremiste della religione islamica, tendenziale marginalità delle popolazioni musulmane nell’ambito della società globale, l’insistenza di conflitti interetnici, interstatali e di guerre civili nelle regioni del mondo già colpite da fenomeni di povertà e dalle esternalità dei cambiamenti climatici – e non è del tutto inimmaginabile che un domani le politiche di contenimento delle società occidentali possano non bastare più a contenere le pressioni scaturenti da un problema sì represso e soffocato, ma di certo non debellato del tutto. Questa fase di calma più o meno apparente potrebbe peraltro essere intelligentemente impiegata per affrontare le annose e irrisolte questioni legate alla definizione del terrorismo sul piano internazionale e ai dilemmi della cooperazione interstatale in materia di antiterrorismo e di condivisione dell’intelligence, che come vedremo dettagliatamente rischiano di compromettere l’efficacia e la solerzia delle politiche di contenimento della minaccia terroristica messe a punto sul piano sia nazionale che internazionale. La pubblicazione che segue è suddivisa in due parti, o sezioni: nella prima, che state per leggere, affronteremo le questioni menzionate sopra, mentre nella seconda, che sarà compresa nel prossimo fascicolo della rivista, affronteremo in maniera approfondita la questione inerente la tutela della sicurezza nazionale nell’ordinamento giuridico nazionale.
Keywords
Terrorismo, fondamentalismo jihadista, antiterrorismo, sicurezza nazionale, intelligence, co- operazione internazionale / terrorism, jihadism, counter-terrorism, homeland security, intelli- gence, international cooperation
Federico Borgonovo – Ali Fisher, Mapping a Telegram-centred Accelerationist Collective
Abstract
Il presente lavoro si propone di mappare il collettivo accelerazionista noto come Terrorgram e di ricostruirne le caratteristiche morfologiche di base attraverso lo studio della propaganda e la social network analysis. Il nucleo dello studio si concentra sull’etnografia digitale all’interno della piattaforma Telegram ed è finalizzato al riconoscimento di narrazioni, obiettivi comunicativi, tecniche e strategie. Infine, viene implementata una Social Network Analysis (SNA) che identifica gli attori e i sottogruppi coinvolti nella propaganda online pro-violenza all’interno dell’ecosistema digitale.
Keywords
Accelerationism, right, propaganda, terrorgram, terrorism
Simone Castagna, Exploring the Telegram Hacker Ecosystem
Abstract
Lo studio dei gruppi di hacker, delle loro attività e delle comunità che formano sta diventando sempre più rilevante in un mondo sempre più digitalizzato. Storicamente, la ricerca accademica ha dipinto gli hacker come figure solitarie, misantrope e malevole che risiedono nelle profondità del web underground. Questo stereotipo ha portato la ricerca a concentrarsi solo sulle attività che si svolgono all’interno dei forum e dei mercati clandestini. Tuttavia, questa prospettiva ristretta non è del tutto accurata ed è fondamentale comprendere le interazioni e le relazioni che esistono tra gli hacker, anche all’interno di piattaforme più accessibili e sicure come Telegram. Il presente studio impiega una serie di tecniche di ricerca, tra cui il campionamento non discriminatorio a palla di neve e l’analisi delle reti sociali, per esplorare l’ecosistema digitale dei gruppi di hacker sul servizio di messaggistica istantanea Telegram. Lo scopo di questa ricerca è quello di offrire approfondimenti sulla struttura organizzativa e sulle dinamiche della rete, nonché di identificare gli attori chiave, le loro relazioni e i modelli di diffusione dei contenuti. I risultati di questa ricerca forniscono un approccio originale per indagare gli ecosistemi digitali dei gruppi di hacker, migliorando così la comprensione delle loro strutture, dinamiche e comportamenti e facilitando lo sviluppo di strategie efficaci per monitorare, identificare e contrastare le loro attività.
Keywords
Hacker groups, Social Network Analysis, Telegram, Digital Ecosystems
Silvano Rizieri Lucini — Federico Borgonovo, Exploring the Whitejihad Digital Ecosystem
Abstract
Una nuova generazione di estremisti sta crescendo e sta diventando in grado di stabilire comunità auto-create che combinano salafismo-jihadismo ed estrema destra. Tale comunità, originariamente imperniata su alcuni influencer e autodefinitasi Islamogram, è cresciuta e si è contaminata all’interno di varie piattaforme. Utilizzando una serie di metafore e motivi visivi tipici dell’alt-right e dell’estrema destra, accusano la perdita della tradizione e una visione corrotta della vita. La comunità costruisce reti, guida narrazioni su diverse piattaforme e diffonde propaganda violenta. Un modo per studiare come questo tipo di estremisti si sviluppa e si ramifica all’interno delle piattaforme sociali è l’osservazione occulta delle loro interazioni. Ricostruire la morfologia della rete in cui avvengono queste interazioni. Questo articolo cerca di contribuire a un avanzamento della letteratura sugli studi sul terrorismo, attraverso una combinazione di analisi dei contenuti e osservazione etnografica.
Keywords
Islamogram, Whitejihad, alt-right, propaganda, content
Giulia Porrino, Pro-Wagner gaming subculture: how the PMC gamified recruitment and propaganda processes
Abstract
Con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, sono emersi diversi nuovi attori. Tra questi, la PMC Wagner ha assunto un ruolo sempre più importante ed è stata descritta come una “proxy” russa. Internet e i social media sono diventati essenziali e il gruppo utilizza i videogiochi per diffondere la propaganda e reclutare mercenari. La gamification degli strumenti di propaganda, delle comunità estremiste online e, in ultima analisi, dei processi di radicalizzazione non solo avanza, ma accelera, data la crescente popolarità dei giochi online e il fatto che gli estremisti spesso sfruttano per primi i nuovi progressi tecnologici. Inoltre, la PMC Wagner ha iniziato a sfruttare l’uso dei videogiochi per vari scopi, dal reclutamento alla fascinazione per la violenza. Allo stesso tempo, utilizzando i classici metodi di marketing basati sui giochi, sono riusciti a raggiungere non solo gli utenti delle piattaforme di gioco, ma anche i cittadini che, camminando per le strade della capitale russa, si imbattono nei cartelloni illuminati. Sono necessarie ulteriori indagini sul funzionamento preciso e sulle varie strategie di gamification utilizzate dalla PMC Wagner e dai suoi sostenitori in diverse condizioni.
Keywords
PMC Wagner, Gamification, Video games, Russia, War
Sara Brzuszkiewicz, L’androsfera: marginalità e minacce
Abstract
Nel contesto italiano l’androsfera è ancora molto poco conosciuta. Si parla poco dei suoi utenti e ancor meno con i suoi utenti e spesso lo si fa in termini semplicistici e sensazionalistici e proprio per questa ragione si è scelto qui di scrivere in italiano.
Il presente contributo mira a colmare almeno in parte queste lacune analizzando le maggiori componenti dell’androsfera, le loro visioni del mondo e le narrazioni che le caratterizzano con particolare attenzione all’inceldom, la galassia del celibato involontario.
Si vedranno poi alcuni dei maggiori attacchi già perpetrati da attentatori influenzati dall’ideologia incel, le cui dinamiche sono illuminanti circa le potenziali minacce. A ciò seguirà un approfondimento sull’androsfera italiana, ad oggi non conosciuta e probabilmente non radicale quanto quelle di altri Stati e regioni, prima tra tutte l’area anglosassone. Proprio questa sorta di basso profilo rende l’androsfera italiana estremamente interessante e meritevole di ulteriore ricerca: il relativo ritardo dei processi di radicalizzazione al suo interno paragonati a quelli di altri contesti rappresenta un’opportunità per sfruttare alcune lezioni apprese altrove con reale lungimiranza.
Keywords
Androsfera; Celibi involontari; Misoginia; Terrorismo; Radicalizzazione.
Manosphere; Involuntary Celibates (Incels); Misogyny; Terrorism; Radicalization; Locus of Control.
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Fascicolo 14 | 2021
PUZZLE AFGANO
Marco Lombardi, Puzzle afghano
Abstract
Afghanistan is a Crossroads (Caspani E., Cagnacci E., Afghanistan crocevia dell’Asia, Vallardi 1951): a plural place of multiple objects that intersect, approach, contaminate, detach, conflict: a constant morphogenetic process that never allows detecting a stable form that favors some predictability of future forms.
Afghanistan has always been a puzzle, whose recomposition cannot be inspired by the figure on the box that contains its pieces.
Unfortunately, this is evident every time the transient form, characterizing that historical period, fragments to prepare for a new configuration, opening a long period of uncertainty and causing serious damage to the objects that had characterized the stability of the previous period.
Afghan was always a puzzle, for all those who have crossed the Khyber Pass.
Precisely for this reason, we have decided to publish in this issue of the magazine a series of articles, even short ones, each of which wants to be a piece of the larger puzzle. Please be careful that we are not proposing a vision (the guide image printed on the game box) but we are beginning to make pieces available to favor a future logic, always reviewable, that can compose them in some form.
It is however understandable that the pieces offered are not thrown home in the box, but underlie an interpretative background that emerges by some considerations.
These are the events that led to the surrender of Kabul – not its fall – whose effects were already written.
It could not be otherwise.
But it could have been different.
I don’t think it’s possible to predict future Afghanistan right now, but I think it’s useful to collect the pieces of the puzzle and try to put them together in a design capable of redefining itself at the entrance of each subsequent new piece.
It is in this spirit that we offer the first pieces of the game with the following articles.
Keywords
Afghanistan, conflicts, scenario analysis
Abstract
With most international press reporting after August 2021 being focused on “fall of Kabul”, it should be noted that it will be those who carry on in the region as neighbors that need to deal with Taliban-controlled Afghanistan, and not as much those who left. With centuries of foreign conquest that attempted to subdue Afghanistan and its people, the most impactful in the past 50 years will remain both the decade long Soviet occupation of the land and US presence that lasted 20 years and ended abruptly two months ago.
Uzbekistan, as the most populous country of the Central Asian region, has had a special relationship – either to, or with Afghanistan – as the Uzbek SSR it was a preparatory ground for Soviet troops commencing its occupation in 1979. Then, throughout the occupation period it kept functioning as a military base through which the Soviet armed forces entered and exited Afghanistan.
The article examines Uzbekistan’s exposure to Islamic extremism throughout its 30 years of independence, as well as historical traits that shaped the future interrelation with more religiously fundamental neighbors. The country may have kept away from the open civil conflict that became widespread in other parts of the ex-Soviet area, but was not immune to attempts (albeit relatively sporadic) to topple its secular regime by radical elements originating either within homeland, or in its immediate vicinity.
The origins and growth of Taliban movement in Afghanistan are intertwined with many of the extremist events taking place within Uzbekistan after 1990, and an scholastic attempt is being made at assessing the current potential reach of both Taliban as a cultural-religious phenomenon as well as the multiple radical elements flourishing inside Afghanistan to neighboring region, in particular Uzbekistan.
Con la maggior parte dei servizi giornalistici internazionali dopo l’agosto 2021 incentrati sulla “caduta di Kabul”, va notato che saranno coloro che continuano nella regione come vicini a dover affrontare l’Afghanistan controllato dai talebani, e non tanto quelli che se ne sono andati. Con secoli di conquiste straniere che hanno tentato di sottomettere l’Afghanistan e il suo popolo, il più impattante negli ultimi 50 anni rimarrà sia la decennale occupazione sovietica della terra e la presenza statunitense che è durata 20 anni e si è interrotta bruscamente due mesi fa.
L’Uzbekistan, in quanto paese più popoloso della regione dell’Asia centrale, ha avuto un rapporto speciale, con o con l’Afghanistan – come Repubblica socialista sovietica uzbeka era un terreno preparatorio per le truppe sovietiche che iniziavano la sua occupazione nel 1979. Poi, per tutto il periodo di occupazione, ha continuato a funzionare come base militare attraverso la quale le forze armate sovietiche entravano ed uscivano dall’Afghanistan.
L’articolo esamina l’esposizione dell’Uzbekistan all’estremismo islamico durante i suoi 30 anni di indipendenza, così come i tratti storici che hanno plasmato la futura interrelazione con i vicini più religiosamente fondamentali. Il Paese potrebbe essersi tenuto lontano dal conflitto civile aperto che si è diffuso in altre parti dell’area ex-sovietica, ma non fu immune da tentativi (sebbene relativamente sporadici) di rovesciare il suo regime laico da parte di elementi radicali originari o della patria, o nelle sue immediate vicinanze.
Le origini e la crescita del movimento talebano in Afghanistan sono intrecciate con molti degli eventi estremisti che si sono verificati in Uzbekistan dopo il 1990, e si sta facendo un tentativo scolastico di valutare l’attuale potenziale portata dei talebani come fenomeno culturale-religi-oso così come i molteplici elementi radicali che fioriscono all’interno dell’Afghanistan nella regione vicina, in particolare l’Uzbekistan.
Keywords
Afghanistan, Uzbekistan, Taliban, Radicalism, Regional Security, Threat to Homeland
Luca Cinciripini, Il nuovo governo talebano, tra interessi locali e minacce internazionali
Abstract
Il varo del nuovo governo a guida talebana è stato a lungo considerato il primo banco di prova per valutare le prossime mosse dei nuovi padroni dell’Afghanistan nei confronti della comunità internazionale. Secondo numerosi osservatori, infatti, un’eventuale presa di distan-za dalla galassia estremista e terroristica avrebbe potuto segnalare l’intenzione dei Talebani di perseguire la strada del dialogo e del riconoscimento internazionale. Tuttavia, attraverso un’attenta lettura della composizione del nuovo esecutivo si rileva un forte elemento di continuità con la leadership talebana che guidò il Paese fino alla caduta del regime nel 2001. In aggiunta, i ruoli di primo piano conferiti a figure legate a doppio filo al mondo del terrorismo, come nel caso dei leader del clan Haqqani, segnala quanto i legami tra il nuovo establishment talebano e il jihadismo restino estremamente saldi. Si rileva, in aggiunta, l’innovativo utiliz-zo di argomentazioni giuridiche nel richiamare presunte violazioni di accordi internazionali da parte degli USA, segnalando un salto di qualità nelle strategie talebane e confermando il crescente peso del lawfare nel quadro dei conflitti ibridi. Infine, il coinvolgimento di attori regionali e internazionali nella formazione del governo è destinato a incidere sulle prossime mosse dell’esecutivo afgano, con inevitabili ricadute su un’area di crisi dotata di proiezione non solo locale bensì globale.
Keywords
Afghanistan, Haqqani, Talebani, governo afgano
Daniele Plebani, Islamic State – Khorasan: “Fotografia in movimento” post 26 agosto 2021
Abstract
Quanto avvenuto in Afghanistan nell’agosto 2021 ha segnato la fine di un’era militare e una svolta nella politica regionale e internazionale. Il ritiro della coalizione e l’avanzata dei Talebani verso Kabul sono state quasi adombrate da un terzo attore, IS-Khorasan, il quale è riuscito a porre la propria firma su questo crocevia storico e che potenzialmente può essere la base per una nuova epopea del gruppo nella regione. Proprio in Afghanistan, uno dei paesi dove IS ha subito maggiori perdite, potrebbe partire la scintilla per infervorare ancora una volta i propri adepti in tutto il globo e riproporsi quale competitor per la primazia della galassia jihadista.
Keywords
islamic state, khorasan, terrorismo, Talebani, Kabul
Abstract
Per i Talebani una “forza speciale” è un soggetto per natura ibrido e la Badri Force 313 rappre-senta uno degli esempi più chiari ed espressivi di tale concezione. Lo stesso nome Badri 313 è stato attribuito a diverse unità militari appartenenti alle forze Talebane. La prima unità nota come Brigata 313 rappresentava un’unità suicida d’élite connessa alle cellule qaidiste presenti nel paese. Con l’evolversi del conflitto la strategia mediatica portata avanti dagli esponenti del Haqqani network si è modificata e con essa anche l’impiego delle forze speciali. Alla presa di Kabul è stata infatti notata la presenza di unità militare denominata Badri Battalion 313 e poi Badri Force 313, altamente addestrata e ben equipaggiata, impiegata come forza di sicurezza. Ripercorrendo la storia e l’evoluzione delle unità note come Badri 313 è stato possibile oss-ervare un utilizzo combinato di strategie mediatiche e impiego di forze speciali.
Keywords
Haqqani, Talebani, Badri 313, Forze Speciali, Propaganda
Marco Zaliani, La reazione dell’ecosistema digitale della destra alla vittoria talebana
Abstract
La ritirata americana dall’Afghanistan ha scatenato molteplici reazioni negli ambienti estrem-isti online. Uno dei più recettivi all’evento è stato sicuramente l’ambiente della destra estrema. Diverse sue frange hanno infatti sfruttato l’eco mediatico della vittoria talebana per proporre chiavi di lettura diverse a seconda dell’ideologia di riferimento. Partendo dall’etno-nazionalismo, passando per l’anti-establishment e il complottismo fino ad arrivare alle ideologie incel e al conservatorismo. Nonostante le apparenti differenze inconciliabili, l’estrema destra e i gruppi jihadisti pre-sentano affinità sia ideologiche che operative. Queste vicinanze hanno infatti permesso una reciproca ispirazione ed emulazione da parte di gruppi di estrema destra e jihadisti, accomuna-ti da nemici comuni, tattiche comunicative analoghe e logiche pro-violenza.
Keywords
Afghanistan, Talebani, estrema destra, comunicazione, ideologia
Giacomo Buoncompagni, The Role of Technology and “Infodemic” in The New Afghan Crisis
Abstract
Unlike twenty years ago, the Taliban no longer suffer from ‘technophobia’. They have learned that communication (and information overload) are crucial in their battle for power, and the recent takeover of Kabul has shown us that. The Taliban conquest was carried out with weap-ons, AK-47s, M-16s, and also with state-of-the-art smartphones (Alonso 2021; Stengel 2021). A power struggle where the time factor and technology, accompanied by an almost silent construction of the communication strategy (public and digital), have been the two real weapons of Taliban success and Western failure. In the 1990s, the Taliban rejected any form of progress and any kind of technological aspects, including access to the Internet. However, after taking Kabul, they are fascinated by the gymnasium of the presidential palace, participate in the international press and some of the leaders do not hide their Apple Watch (Mozart, ur-Rehman 2021). The Taliban have deployed their weapons of media seduction in an attempt to reassure the international community, not hiding their communication skills and technological read-iness and trying to rebuild their reputation in the digital public space, countering the news overload produced by the Western media with distorted information. Through the study and qualitative analysis of international press sources and available scientific literature, the main socio-historical and socio-communicative aspects concerning the communication and strategic use of the media by the Taliban leaders in Afghanistan will be analyzed.
Keywords
social media, Taliban, infodemic, terrorism, Kabul, Afghanistan
LA RIDEFINIZIONE DELLO SCENARIO DI MINACCIA
Abstract
Negli anni a venire la pandemia del Covid-19 avrà notevoli ripercussioni sull’economia e sull’ordine internazionale. In l’Italia essa ha fatto emergere le fragilità e le criticità del tessuto economico-produttivo nazionale ovvero la mancanza di una cultura geoeconomica che renda il Paese resiliente in un contesto globale permeato dai conflitti di quinta generazione. Per difendere le aziende strategicamente importanti in una fase di debolezza sistemica, l’Italia ha dato una risposta emergenziale, di tipo passivo, con l’aggiornamento della cosiddetta norma-tiva golden power. Qualora questo strumento venisse coordinato con un approccio maggior-mente attivo, basato sull’istituzionalizzazione di un sistema di intelligence economica, l’Es-ecutivo fornirebbe il sistema-Paese gli strumenti adatti a facilitare la formazione di una nuova dinamica di sviluppo migliorandone le capacità di reazione e di competitività a livello globale. Il cambio di postura internazionale dell’Italia è reso urgente a causa dal ventennale ritardo nella comprensione delle esternalità positive originate dai sistemi d’intelligence economica stranieri e per il moltiplicarsi della dinamicità geopolitica a livello globale.
Keywords
intelligence economica, golden power, sicurezza, Covid-19
Abstract
With the advent of information technologies (IT) and the birth of a fifth dimension of conflict, nation states are called upon to face a growing and diverse number of real and current threats. The dual-use nature of information technologies, the lowering of the access threshold to military capabilities determined by the potentiality of the network, the growing digital protectionism manifested by the great powers and the inversely proportional relationship between computerization and security in modern societies, force governments to build and implement cybernetic architectures able to protect society and Operators of Essential Services (OES) from threats coming from the ubiquitous and pervasive front of cyberspace. In Italy, with the National Strategic Framework for the security of cyberspace, some important steps in this direction have been accomplished, which then resulted in the formulation of the National Plan for cyber protection and cybersecurity, in the implementation of the European NIS directive and in the establishment of a national Computer Security Incident Response Team (Italian CSIRT).
Keywords
cybersecurity, national Security, cyber Strategy, information technologies, cyberspace, cyber-war, sicurezza informatica, sicurezza nazionale, architettura cibernetica, spazio cibernetico, informatizzazione, guerra cibernetica
Abstract
Ransomware attacks are now the greatest threat to critical infrastructure. These threat actors block data and/or IT systems of the infrastructures and then make the description key available only upon payment of a ransom, in Bitcoin or Monero. The case of the attack on the health system of the Lazio Region is perhaps the most famous in the Italian panorama but certainly not the most dangerous. The consequences are not limited only to business aspects but can evolve into forms of digital warfare between nations, new forms of political persuasion, or even new forms of extortion racket available to criminal organizations.
There are several ways in which you can respond to these cyber attacks: from defense mechanisms on data retention on backup, or you can simply give in to the requests of the attackers or even try to negotiate, trying to understand if the attackers are actually in possession of the decryption keys, up to the common strategies between public and private, even transnational, which aim to improve the sharing of information and defense mechanisms. This last strategy would be the one to be favored since the infrastructures are crucial for the functioning of the States.
Keywords
intelligence economica, golden power, sicurezza, Covid-19
Daniele Maria Barone, Anti-establishment: demand and supply
Abstract
In audience-driven contexts, believing passionately in a set of values or a cause is an asset. In borderline cases, this emotional context can facilitate, deliberately or not, the adoption of single-minded visions for solving problems and changing society, leveraging on uncertainty instead of focusing on objective criteria, promoting the categorization of social groups through the paradigm of “us and them”.
This highly emotional narrative has proven to be a versatile vector for extremist discourse, able to overlap the ideological aspect and connect divergent views.
The adaptive features of this rhetoric allowed its pervasiveness from violent extremist circles to opaque communication contexts, becoming a transversal boundary-spanning tool for different social segments. Thus, the propagation of a communication phenomenon, rooted in social structural changes as globalization, educational and cultural divisions, increased polarization between prosperous and less developed regions, tech giants self-regulation, political or religious dissatisfaction.
With these premises, this paper is aimed at analyzing how polarized rhetorics, adapting to an ever-evolving social set of values, can insinuate in some non-extremist contexts and understand how their exploitation by various actors can incentivize the spread of anti-establishment views or beliefs.
Keywords
Anti-establishment, disinformation, conspiracy theories, extremism
PENSARE IL TERRORISMO
Riccardo Micheletti, Terrorismo e morale. La posizione israeliana alla luce dell’operazione Entebbe
Abstract
There is a deep connection between the fight against terrorism and moral; a connection that represents the precondition necessary to “every” sort of effective contrast to the phenomenon. That concept emerged clearly during the international conference that took place in Washington by Jonathan Institute, in June 1984. In this convention, where authorities of the most diverse disciplines were invited to report (jurists, philosophers, historics, journalists and strategic studies experts), the experts tried to provide the guests some effective “tools”, drawn to lighten up the complex phenomenon of international terrorism. «However as a premise to all these means», pointed out during the conference Benjamin Netanyahu, that is the one who became multiple times Israel’s Prime Minister, there had to be an assurance, «the moral belief that terrorism, in any shape or pretext», it was «an inexcusable evil». The moral subsidence, an “ambiguous” position, not evident towards terrorism phenomenon, could only strengthen, in the eyes of terrorists, the idea of an intrinsic “weakness” of free peoples.
According to Netanyahu, in front of the threat of terrorism it was necessary to respond by practicing the moral virtue of courage, not only at a military level, but also at all levels of society, particularly at a political and civil level. During Operation Entebbe (military action performed in the hinterland of Eastern Africa, in the night between 3 and 4 July 1976, that rescued 103 hostages, mainly Israelis, and members of Air Force 139’s flight crew, hijacked by four terrorists), such virtue was wield exemplarily concerning the political aspect (in the first place by Yitzhak Rabin, Prime Minister of the state of Israel at the time), the military one (by Lieutenant Colonel Jonathan Netanyau, dead during the operation), and indirectly by Israel’s civil society, historically trained, in every aspect, to actively react to the ceaseless threats of terrorism. After Operation Entebbe’ success, no plane that took off or landed in the state of Israel was ever hijacked again.
Keywords
Terrorismo, Morale, Entebbe, Relazioni internazionali
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Fascicolo 13 | 2021
PERSPECTIVES ON VIOLENT EXTREMISM
Barbara Lucini, QAnon: risk assessment sociologico di un fenomeno estremista
Abstract
This article aims to propose a sociological reflection of risk assessment represented by the QAnon phenomenon. The complexity of QAnon, its communication mechanisms, the relational and organizational peculiarities deserve to be deepened, considering the social categories and cultural aspects that intervene in the constitution of different forms of the same phenomenon.
Through an analysis of the historical, social and cultural components of this phenomenon and a google trends research related to the research on the subject QAnon carried out in Italy, France, the United Kingdom, Germany it has been possible to propose an interpretative model capable of orienting the assessment of the risk of radicalization and extremism, as well as the future scope of this potential threat, which seems to be increasingly a resilient extremist phenomenon.
Keywords
QAnon; radicalisation; extremism; violence; social movements; resilience
Abdullah Metin, West of ISIS: a discourse and operation analysis from occidentalist perspective
Abstract
Studies on terrorist organizations have been constantly increasing as terrorism have become an imminent threat at the global level. One of these organizations, the self-declared Islamic State in Iraq and Sham (ISIS) has provided so much data through its intensive media use. Although considerable research has been done on ISIS’ magazines, videos, and social media releases, less attention has been paid to its discourse on the West. Therefore, this paper aims to explore ISIS’ perception of the West from Occidentalist perspective. To achieve this aim, numerical and text-based data was acquired by scanning ISIS propaganda magazines, Dabiq, Konstantiniyye, and Rumiyah. Also, an operational analysis was performed by mapping the locations targeted by ISIS’ actions. This article contributes to the literature on several points. First, while almost all of the studies analyze only the English-language magazines Dabiq and Rumiyah, this study also includes the Turkish magazine Konstantiniyye. Second, unlike other studies, this research also focuses on ISIS’ targeting of the Western way of life. Third, the study assesses ISIS’ attacks in the West by combining them with the content analysis of the magazines. Last but not least, it compares ISIS’ reaction to the West with the other Eastern reactions that persisted for nearly 200 years. The results disclose that ISIS considers its struggle against the West as a religious and sacred war. It also targets the different core values and lifestyles of the West. Furthermore, ISIS’ discourse is repudiative, condemning, and challenging, whereas previous Eastern reactions to the West were eclectic and apologizing.
Keywords
Dabiq, Rumiyah, Konstantiniyye, terrorist propaganda, the Islamic State (ISIS), Occidentalism
Daniele Maria Barone, EU economic losses in the haze of jihad
Abstract
The consequences of the terrorist threat go far beyond intangible factors. Behind the casualties, the symbolic and communicative charge brought by the perception of a jihadist looming threat, reverberates in concrete impacts on the economy of a State, turning fear into costs or variations in economic standards at different levels.
In these terms, it is fundamental to analyze the direct and indirect economic consequences of terrorist attacks in Europe, to quantify their repercussions and which sectors should be accurately be monitored to efficiently prevent and counter the destabilization spread by these violent events.
From this perspective, based on previous researches and surveys in different sectors (i.e. socio-economic, marketing, policy-making) this paper is aimed at suggesting which areas could be better monitored to depict the economic consequences of terrorism in the EU and highlight which elements of the phenomenon are still over or underestimated.
Keywords
Jihad, terrorist attack, European Union, economy
Tiziano Li Piani, Threat Assessment and Vulnerability Mapping for Sensitive Buildings against Terrorism in urban environments
Abstract
The architectural and cultural heritage of European cities is exposed to various hazards of different nature – natural events such as floods or earthquakes but also man-made threats. The escalation of terrorist attacks conducted in urban environments against soft targets necessitates the development of guidelines for the antiterrorism design of buildings and public spaces. Counter-terrorism engineering design is challenged by the lack of definite knowledge and quantitative assessment concerning terrorist risks, including the behavior of terrorists prior and during an attack. The results of a pilot project that aimed at comprehensively addressing terrorist attack scenarios against Churches in urban settings are summarized in this chapter. The threat assessment was based on the statistical inference of patterns extracted from a sizeable database of such attacks. The statistical incidence of certain behavioral patterns enabled the quantitative elaboration of ten threat scenarios, addressing also timing and placement patterns of the attackers based on their modus operandi. Data analysis revealed inter alia that even if an attack is targeting the inside of a the building, people on the outside are also in danger, even beyond the entrance. The extension of this vulnerability area is not only determined by the type of weapons used but also depends on the social function of the public space in which the building is situated. This chapter summarizes the main results of the project and further interprets and generalizes its main findings.
Keywords
Terrorism, input, target, threat encoding algorithm, space of influence.
PERSPECTIVES ON CYBERWARFARE
Federico Borgonovo – Luca Cinciripini – Marco Zaliani, L’attacco hacker a SolarWinds: nuove frontiere del cyber warfare e impatti geopolitici
Abstract
The growing relevance of cyber warfare as a dimension of conflict and competition in international relations, such as to involve state entities and non-state actors, stems from the high level of digitization and interconnection achieved by contemporary society. Given the high pervasiveness of digital tools and technologies, cyber threats can now orient themselves not only towards the military sphere of a single country, but also towards civil infrastructures such as to seriously endanger national security. This implies the need for a careful evaluation not only of the technical specifications connected to certain attacks, but also to evaluate the potential repercussions on the international geopolitical level. Therefore, this article intends to trace the physiognomy of the hacker attack suffered by the US company SolarWinds, underline the scope and importance of the cyber threat and the possible repercussions of systemic security for Italy. Such large-scale attacks represent an immediate danger for various key sectors in the economic and social spheres, also considering the existing regulatory vacuum at the level of national and international law that limits the possibility of effective contrast and the identification of effective countermeasures. This article identifies the main gaps and threats of the current picture and indicates mitigation factors.
Keywords
Cyberwarfare, SolarWinds, Supply chain attack, malware, APT, impatto.
Cosimo Melella, Cyberwarfare: combattere in una nuova dimensione
Abstract
This work focuses on and explores the theme of a new type of war. Unlike the past wars, it has particular characteristics that are decreeing its success to the point that it is a candidate to become the paradigm of future conflicts between nations.
The 1910s of the 21st century began with state actors of the first cyber weapon known to the general public (Stuxnet). They ended at the end of last year with a significant cyber attack on some of the main infrastructures “sensitive”of the American government (the attack suffered by Solarwinds).
Cyberspace is, therefore, the new battlefield on which the leading players on the international stage face each other. In this arena, new forms of attacks develop, such as influencing attacks aimed at “influencing” public opinion by encouraging the copious dissemination of fake news through social networks.
In any fight, the goal is to overwhelm the opponent, annihilating the forces both on a tactical and strategic level. From this point of view, cyber operations are also more effective than conventional conflicts, allowing to launch of potentially devastating attacks on a technological or economic level, from the short to long run. Even without physically destroying the attacked sites, allow striking any goal at any time.
In the light of what has been summarized so far, we will proceed in this research work, starting from attempting to provide a clear definition of a cyber attack. It should be noted that this expression implies an unauthorized intrusion into a computer and a physical computer network with the intent of sabotage, and that can cause from simple forms of tampering to denial of service, up to the exfiltration of data and infiltration into servers.
We will then continue to outline which are the actors of the threats and the new types of attacks (among these, as previously mentioned, we find the new channels of disinformation), which will involve much more the mobile internet devices (smartphones and tablets) also under the reduction in costs and the increase in power of the same – combined with the new health emergency due to Covid19 – which, benefiting users, have made effectiveness and maintenance even more complicated the level of security of “sensitive” infrastructures.
The paper will conclude by referring to the new strategies used by the Rogue State and proposing new possible countermeasures and remediation methods, methods aimed precisely at preventing and limiting these attacks used by threat actors.
Keywords
Information Security, Cyberwarfare, Advanced Persistent Threat, Malware, Information Warfare
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Fascicolo 12 | 2020
I. COVID-19 and Communication Crisis Management
Marco Lombardi, Communication Crisis: COVID-19. Nothing since Chernobyl
Abstract
La pandemia da COVID-19 ha generato un’emergenza sanitaria e allo stesso tempo una crisi comunicativa. Infatti, molti degli aspetti fondamentali della comunicazione di crisi e del crisis management non sono stati considerati e attuati. In particolare, la presente riflessione vuole porre attenzione a quattro premesse fondamentali per interpretare quanto sta accadendo: guerra ibrida; società reticolare; la lezione appresa da Chernobyl; crisis management e specifiche competenze.
Queste premesse verranno declinate nei loro aspetti caratteristici al fine di giungere ad una considerazione finale che prevede di ricominciare daccapo, tenendo conto dei principi della comunicazione della crisi e del crisis management
Keywords
Communication crisis; covid – 19; crisis Management; crisis narratives; crisis scenario
II. Empirical Research – COVID-19 and Viral Violence – International Converge Project
Barbara Lucini, Foreword. COVID-19 and Viral Violence: state of the art and beyond
Maria Alvanou, Safety vs. Security during the COVID-19 pandemici
Abstract
I concetti di safety e security, anche se spesso considerati uguali, sono in realtà diversi. La differenza principale si riferisce all’intento umano dietro il comportamento che causa la minaccia o l’evento dannoso. Le crisi sanitarie, come quella rappresentata dal COVID-19, costituiscono una minaccia contro la sicurezza e rendono imperativo per gli Stati adottare misure di protezione. Già l’esperienza di gestire la minaccia alla sicurezza del terrorismo dopo l’11 settembre ha mostrato come le politiche statali possano avere un grave impatto sulle società. L’articolo tratta dell’impatto che le politiche di sicurezza per combattere la pandemia possono avere sulla sicurezza delle persone e soprattutto dei gruppi vulnerabili. Alle sfide per la sicurezza contro la vita e le libertà dei cittadini vengono presentati esempi provenienti da luoghi diversi in tutto il mondo e in particolare per salvaguardare la democrazia. Infine, la nozione di public safety e security come alibi per le misure che riducono i diritti e le libertà dell’individuo è trattata in modo critico.
Keywords
COVID-19, safety, security, threat, democracy
Abstract
Durante un disastro si perdono i punti di riferimento spaziali e sociali, per cui è usuale che si possa cadere in un disorientamento individuale e collettivo, che poi viene elaborato e riassorbito in svariate modalità, compresa l’attribuzione di responsabilità. Attraverso il ‘processo di blaming’ la comunità disastrata va alla ricerca delle cause della calamità e individua un responsabile, generalmente fuori dal proprio ambito o in qualche esponente interno difforme e non alienato. Ma cosa accade quando la scala di un disastro è planetaria e tutti gli esseri umani ne sono coinvolti? Lo stiamo sperimentando con la pandemia di COVID-19, che è un disastro sanitario globale che, a cascata, diventa disastro economico, psicologico e sociale. In particolare, durante il lockdown imposto in numerosi Paesi europei tra l’inverno e la primavera 2020, è andata crescendo una teoria secondo la quale il nuovo coronavirus sarebbe in qualche modo legato alla tecnologia 5G. Ciò ha avuto varie ripercussioni in manifestazioni di piazza di scettici della pandemia e di tecnofobici durante l’estate e, in alcuni casi più rari, a forme di vandalismo verso le antenne delle telecomunicazioni. Il paper indaga questo fenomeno attraverso la prospettiva e gli strumenti dell’antropologia culturale.
Keywords
COVID-19 pandemic, 5G technology, Conspiracy theories, Vandalism, Skeptics
Abstract
Questo articolo è finalizzato a presentare i risultati delle attività di ricerca condotte nell’ambito del progetto Converge – COVID-19 Working Group – Itstime Working Group: COVID-19 and Viral Violence.
La ricerca si focalizza su alcune domande chiave con lo scopo di esplorare, comprendere e interpretare come l’attuale pandemia causata dal virus COVID-19 possa influenzare le attività di varie forme di estremismo.
In aggiunta, viene proposto un approfondimento dell’estrema destra e delle sue molte espressioni, data la sua peculiarità e l’importanza come minaccia globale.
Le attività di ricerca sono state condotte in accordo a un approccio metodologico misto, usando strumenti metodologici come una survey investigativa online e una etnografia digitale fondata su open source.
L’analisi di queste ricerche ha prodotto significativi risultati per meglio comprendere e interpretare la minaccia posta dall’estrema destra in varie parti del mondo e nel contesto dell’attuale pandemia.
Infine, nuove relazioni tra concetti portano alla definizione di fusione dell’estrema destra per identificare quei fenomeni collegati all’estrema destra e al tema della violenza simbolica.
Keywords
Extreme Right, extremisms; Fusion extreme right; Symbolic violence; Viral violence, pandemic
III. SINGLE ISSUE
Abstract
La Repubblica Popolare di Cina rappresenta oggi uno dei grandi attori geopolitici mondiali. A tale posizione è potuta assurgere grazie alla cooptazione, in chiave anti Sovietica, effettuata negli anni Settanta del Novecento da parte degli Stati Uniti. Al termine della Guerra fredda Pechino ha optato per una politica di sviluppo che la portasse a primeggiare tanto nel settore economico, quanto in quello diplomatico e militare con lo scopo d’assurgere a potenza mondiale di riferimento. In tal modo il regime comunista cinese ha sfidato la logica della strategia che insegna a rifuggire dal perseguimento di un avanzamento di potenza contemporaneo nei tre settori, pena la creazione di un eccessivo attrito con gli altri Stati. La crisi del COVID-19 ha esasperato tale contrasto e sta portando gli Stati antagonisti a ridurre le capacità d’influenza economica di Pechino sfruttando anche gli evidenti contraccolpi alla capacità produttiva apportati dallo scoppio della pandemia.
Keywords
China, COVID-19, geo-economy, strategy, crisis
Abstract
L’obiettivo di questo articolo è quello di comprendere il recente aumento di omicidi registrato nei primi mesi del 2020 in diverse grandi città statunitensi, fornendo un quadro delle tendenze del crimine in quattro città: Atlanta (GA), Chicago (IL), New York City (NY) e Philadelphia (PA). Questo scritto non approfondisce l’identificazione di soluzioni efficaci e appropriate riferibili all’aumento di crimine violento. Invece, cerca di illustrare l’attuale aumento degli omicidi attraverso un’analisi quantitativa dei dati ufficiali sulla criminalità, che include le attività delle forze dell’ordine statunitensi a livello locale e le caratteristiche delle vittime e degli autori dei reati. L’articolo si basa su dati, messi a disposizione del pubblico attraverso i rispettivi siti web istituzionali, da ciascuno dei quattro dipartimenti di polizia summenzionati. L’articolo si sofferma inoltre sulle possibili cause del riportato aumento di omicidi e crimini violenti riconducibili all’uso di armi da fuoco.
Keywords
Crime trend; homicide USA; Gun-Violence
Abstract
Il presente studio mostra i risultati della prima ricerca condotta dal Gruppo di lavoro Covid istituito presso l’Istituto Nazionale di Criminologia (OKRI/NIC) a Budapest nel settembre 2020. L’analisi è stata effettuata sotto forma di una desk research sugli aspetti criminologici della epidemia da Covid, i cui risultati sono presentati in questo report. La corrente relazione funge anche da progetto per un’ampia ricerca prevista per il 2021. Dall’esito dell’analisi, si può senza dubbio concludere che la pandemia da Covid ha portato alcuni cambiamenti strutturali e nuovi fenomeni sono emersi anche nel campo della criminalità. Potremmo anche sperimentare queste nuove tendenze in Ungheria. Anche se in Ungheria, a differenza dei paesi dell’Europa occidentale, non c’erano movimenti di protesta violenti e il numero generale di atti violenti sembrava diminuire durante l’epidemia, sono apparse nuove forme di odio, i cittadini hanno comprato più armi e c’è stata anche una crescita degli atti di violenza domestica. L’epidemia ha rafforzato la comunicazione nello spazio online e quindi ha fornito un’opportunità per la criminalità informatica e le relative frodi e contraffazioni, mentre alcune nuove forme di frode hanno anche cominciato a diffondersi offline. Il governo ungherese ha ritenuto necessario introdurre norme giuridiche speciali per proteggere la salute dei cittadini e prevenire la diffusione di notizie false. Lo studio descrive anche queste misure giuridiche. L’esame dei sei mesi del periodo epidemico ci ha permesso solo di scoprire alcuni nuovi fenomeni, ma non ha fornito l’opportunità di ottenere dati interpretabili. Questo sarà il compito della ricerca futura.
Keywords
Russia, cultural diplomacy, international relations
Abstract
Questo breve contributo inizia con una riflessione sul COVID-19 e sull’evoluzione dei conflitti. Quindi, i due fenomeni sono messi insieme e coniugati nell’odierna realtà reticolarizzata, diversa e non-lineare, che, si argomenta, li rende intellegibili e ne fornisce una sintesi.
La geopolitica dell’informazione, degli aiuti e dei vaccini è presentata e sostenuta coerente con il quadro interpretativo sopra delineato; in conclusione, si coglie il bisogno di comprensione e gestione più efficaci della realtà contemporanea, dei rischi e delle minacce che presenta.
Keywords: COVID-19, hybrid conflicts, risk analysis, geopolitics.
IV. COMMENTARY
Federico Lunardi, COVID Pandemic: Some Free Thoughts
Filippo Nativi, COVID-19. Behind the Disease
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Fascicolo 11 | 2020
I. NEW PERSPECTIVES IN PREVENTING AND COUNTERING VIOLENT EXTREMISM
Marco Lombardi, Barbara Lucini – Marco Maiolino, Beyond counter- and alternative narratives to tackle extremism: the new Format model
Abstract
Il concetto di Countering Violent Extremism (CVE) è stato introdotto in Europa nel 2004-2005, a seguito dei devastanti attacchi terroristici di Madrid e Londra; dal momento della sua introduzione tale concetto è apparso all’interno di una miriade di contributi e, sebbene scaturito dalla minaccia emanata dall’estremismo religioso, è trasversale alle diverse tipologie di estremismo.
Continua a mancare una definizione internazionalmente condivisa di terrorismo e di estremismo violento, così come non vi è consenso né su cosa il CVE precisamente costituisca né sulle forme che lo contraddistinguono; il CVE è interpretato come comprensivo di svariate attività intraprese a diversi livelli, facendo emergere un’importante questione di coordinamento.
Nel quadro del CVE e non senza controversie, il contrasto alla comunicazione estremista ha avuto un ruolo di rilievo sin dal principio e, oltre alla sua mera distruzione, contro-narrative e narrative alternative hanno trovato ampio spazio di sviluppo ed applicazione, mostrando potenziale e limiti significativi.
All’interno di questo articolo, le contro-narrative e narrative alternative nel CVE sono oggetto di un’analisi Strenghts, Weaknesses, Opportunities and Threats (SWOT) che, nelle pagine seguenti, è presentata nella metodologia e realizzata.
L’analisi SWOT evidenzia il bisogno di innovare lo sforzo di comunicazione strategica in maniera da svilupparne la capacità di adattarsi ad un contesto in continua e rapida evoluzione, nonché da incrementarne l’efficacia nel contrasto all’estremismo violento. Con tali finalità viene presentato il modello format.
Keywords
Violent extremism, communication, swot analysis, format model
Barbara Lucini, Soft skills for governing new threats: training methods for LEAs in preventing and countering violent extremism and radicalisation
Abstract
Il presente articolo intende fornire un’analisi dell’importante contributo che la resilienza, soprattutto nella sua dimensione culturale, può fornire nei contesti di post- crisi e negli scenari di conflitto, in relazione con l’approccio operativo della cultural diplomacy.
La premessa importante riguarda il concetto di resilienza e il suo ruolo nell’ambito della gestione delle crisi e dell’analisi del rischio. La resilienza culturale si ritiene essere fattore imprescindibile per la costruzione di identità nazionali, collettive e individuali che siano in grado di definire, interpretare e gestire le nuove minacce ibride.
Lo stesso elemento culturale unito al concetto di identità sono da considerarsi, quali driver per una necessaria relazione fra la dimensione culturale della resilienza e la cultural diplomacy.
Le considerazioni finali consolidano la prospettiva socio- antropologica legata alla dimensione culturale e all’applicazione del concetto di resilienza nell’ambito della cultural diplomacy, per la gestione delle tensioni e conflitti socio – politici in molte parti del mondo.
Keywords
Cultural resilience, cultural diplomacy, security, adaptation, proactivity.
II. A FOCUS ON VIOLENT EXTREMISM
Daniele Maria Barone, The institutional symmetry of an asymmetric conflict. A State – State rivalry throughout Daesh’s Soft-Power
Abstract
Analizzare Daesh solo attraverso la sua capacità di mantenere sempre comunicativo il suo brand può oscurare la reale finalità dell’organizzazione: creare e governare il suo Stato senza confini.
L’organizzazione sta gradualmente riuscendo ad escludere dall’immaginario collettivo la sua identificazione attraverso la figura di un leader o di un’ideologia ma, al contrario, facendo leva sul consolidamento del suo soft-power, essa viene sempre più percepita dai suoi sostenitori come un vero e proprio stato.
Il gruppo sta superando la propria ideologia, insinuandosi nell’ecosistema sociologico e psicologico dei suoi attivisti, entrando lentamente nelle loro fasi di interpretazione dell’ambiente che li circonda, dal monopolio del loro tempo libero fino ad accrescere la sua influenza ad un livello tale da diventare una valida alternativa alla burocrazia statale. Infatti, Daesh ha ormai acquisito sufficienti strumenti per conoscere ed influenzare il modo di percepire il mondo di individui e intere comunità, sfruttando questo potenziale a suo vantaggio.
Tenendo presente i fattori esogeni (il background sociologico degli attivisti) ed endogeni (il modus operandi messo in atto dal gruppo), quest’analisi spiegherà come Daesh, utilizzando diversi mezzi di comunicazione, sia riuscito ad accrescere la sua immagine di entità stabile. La ricerca spiegherà che questo processo non è casuale ma rappresenta il reale nucleo di Daesh e che, da questa prospettiva, la capacità di adattamento dell’organizzazione terroristica è solo uno strumento utile ad alimentare il suo soft-power.
Keywords
Daesh, Jihad, Soft-power, Hybrid warfare
Tommaso Longo, Misoginia online: le nuove forme di radicalizzazione all’interno del terrorismo Incel
Abstract
A partire dall’11 settembre 2001, le caratteristiche del terrorismo e, di conseguenza, anche il processo di radicalizzazione degli individui è radicalmente cambiato. Quello dei celibi involontari è un fenomeno emergente che generalmente riguarda giovani uomini bianchi, occidentali e senza problemi economici, che odiano le donne. Incel, l’acronimo, indica un movimento misogino guidato da uomini che non riescono ad avere successo nelle relazioni con le donne e che, in risposta a questo, si arrabbiano con il sesso opposto a causa del rifiuto, arrivando in alcuni casi a colpirle con la commissione di attacchi terroristici. Lo scopo di questo articolo è quello di condurre un’analisi integrata tra la literature review degli articoli pubblicati dal 2001 al 2015 sulle principali caratteristiche del paradigma classico del terrorismo, un’analisi delle storie di 7 aggressori collegati al movimento Incel attraverso OSINT ed una serie di interviste somministrate ad alcuni esperti del settore della sicurezza, a un’esperienza diretta e ad una professoressa canadese di studi di genere dall’Università di Toronto. Attraverso queste risorse è possibile comprendere il contesto in cui tali individui apprendono le proprie teorie principali ed iniziano dunque il loro processo di radicalizzazione che porta alla commissione di attacchi terroristici.
Nell’articolo vengono identificati alcuni indicatori che possono aiutare le forze dell’ordine e le famiglie a rilevare in anticipo alcuni segnali che potrebbero essere utili per prevenire il verificarsi dei massacri.
Keywords
Incel, Misoginy, Terrorism, Indicators, Radicalization, Rodger, Minassian.
III. INSIGHTS ON SECURITY, INTELLIGENCE & CULTURAL DIPLOMACY
Daniele Plebani, Dalla Business continuity verso la Social continuity: società, criminali e terroristi alla prova di COVID-19
Abstract
Ad aprile 2020 il virus COVID-19 ha contagiato più di due milioni di persone in tutto il mondo. La portata globale del virus trascende il solo ambito sanitario, al contrario ha investito tra gli altri i settori dell’economia, della politica e della società. Alla pandemia si è intrecciata inoltre l’infodemia delle notizie e dell’information warfare, col risultato non solo di ampliare ma di creare ulteriori problematiche in seno ai diversi sistemi di governo colti in misura maggiore o minore di sorpresa da questo fenomeno. Diverse entità ostili potrebbero cercare di approfittare della situazione, dalle organizzazioni criminali ai vari estremismi, ognuno con propri scopi e metodi ma tutti con la necessità di passare attraverso lo scontro con le istituzioni statuali. Comprendere su quali livelli si stia focalizzando lo scontro è imperativo per agire efficacemente in risposta a questi attacchi.
Keywords
COVID-19, social continuity, business continuity, terrorism, organized crime.
Carmine de Vito, Crisi Istituzionale in Bolivia. Il Modello Geopolitico delle Partite Internazionali. Introduzione al Concetto di Intelligence di Posizione
Abstract
La crisi istituzionale boliviana nata dalla uscita di scena del Presidente Evo Morales è, senza dubbio, un tema che necessita le giuste riflessioni sulle dinamiche, gli eventi, i corpi sociali e politici che hanno interagito alla realizzazione dello stato di crisi. Il concetto filosofico e giuridico di crisi nelle relazioni internazionali: la sua evoluzione e la definizione di un nuovo modello teorico geopolitico di confronto tra gli Stati.
Le analogie con le crisi internazionali in Venezuela, Libia e Siria; tutte rappresentative del paradigma di mutazione dello schema di confronto nella competizione globale: il modello basato sulle “sfere di influenza” si riduce notevolmente, mentre diventa centrale il modello delle “partite internazionali”.
L’elaborazione dottrinale del concetto di intelligence di posizione: perfettamente funzionale al delineato schema di relazioni su base multipolare che riafferma il carattere “reale”, ovvero non solo di egemonia strategico-economica, bensì strategico- economico-militare.
Keywords
Bolivia, Evo Morales, international crisis, international match, Geopolitics, Geo-economics, intelligence, position intelligence.
Marco Lucchin, Cultural Diplomacy in Russia: identità e cultura come evoluzione del Paese
Abstract
La Federazione Russa è, da circa 600 anni, uno straordinario ponte tra Oriente ed Occidente, come uno sguardo a qualsiasi cartina può facilmente confermare. Il Paese, però, in tutti i suoi anni di storia, ha interpretato questa funzione in maniera culturalmente mutevole: da periodi di apertura ai costumi europei del tempo e modernizzazione, sotto Pietro il Grande, a periodi da garante dei valori conservatori e cristiani e dell’ancien régime contro il laicismo uscito dalla rivoluzione francese dopo le guerre napoleoniche, sino a una netta contrapposizione e la propugnazione di un proprio ordine a sé stante, dopo la seconda guerra mondiale.
Da quello sguardo alla cartina si indovina anche come la Russia sia il Paese più grande al mondo, costretto a distendersi a dismisura a causa dell’assenza di barriere naturali che lo proteggano dalle invasioni, avendo come punti ideali di difesa la strettoia tra Carpazi e Mar Baltico (l’odierna Polonia), gli Urali a Sud e la steppa kazaka e mongola ad Ovest. Se si guarda quindi a questa enorme distesa non come steppa ma come un mare, le cui onde avanzano o si ritirano, assieme ai confini, a seconda dei ritmi della storia, capiamo anche come la postura culturale russa si rapporti al mondo esterno in funzione del contesto. Universalistica, con valori cristiani, panslavisti o comunisti nei momenti di espansione o consolidamento della posizione, più introversa invece nei momenti di difesa, in cui serrare in ranghi è prioritario rispetto a comunicare verso l’esterno. In queste pagine andremo a capire in che fase storica si trova la cultura russa, come si rapporta sia all’interno che all’esterno del Paese, e come vada a supportare la diplomazia per raggiungere gli obiettivi politici della Federazione.
Keywords
Russia, cultural diplomacy, international relations
Giacomo Buoncompagni, Cyber-risk, cyber-migration. For a new human geography and security
Abstract
Nella società odierna la velocità e l’intensità dei flussi di comunicazione e d’informazione definiscono uno spazio mediatico che si affianca oggi allo spazio geografico, ma senza sostituirlo. È in atto un processo di deterritorializzazione dello spazio e del tempo, chiunque sia nato nella seconda metà del XIX secolo è un migrante perché si muove, fisicamente e virtualmente, da una cultura a un’altra, in maniera liquida, frammentata e partecipata. L’evoluzione del web ha creato uno spazio sociale privo di confini che agevola la comunicazione tra le comunità di immigrati geograficamente disperse in ogni parte del globo.
Per gli immigrati e i richiedenti asilo che provano ad entrare in Europa, sono importanti non solo le tradizionali infrastrutture (ferrovie, porti…), ma anche quelle elettroniche-digitali come gli smartphone, le app, i programmi di traduzione simultanea, le piattaforme di messaggistica, i social network.
Sono questi strumenti che facilitano e supportano l’organizzazione del viaggio e tutta l’esperienza migratoria dei “nuovi migranti connessi”, ma non va sottovalutata la questione sicurezza: l’uso inconsapevole dei devices può determinare diversi livelli di “rischio tecnologico”.
Tuttavia, a fronte di queste problematiche, si registrano anche buone pratiche che associazioni ed istituzioni hanno sperimentato con successo, legate principalmente all’ICT al servizio dei migranti e dei rifugiati.
Attraverso un’analisi dettagliata e aggiornata della letteratura scientifica sul tema, adottando uno sguardo interdisciplinare, si cercherà di comprendere come il digitale abbia cambiato e influenzato i processi migratori, le forme di sfruttamento e di criminalità e allo stesso tempo le politiche di accoglienza e integrazione dei nuovi arrivati nello Stato ospitante.
Keywords
Migration, social media, technological risk, IT security, new media, human geography
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Fascicolo 10 | 2019
I. PERSPECTIVES ON CULTURAL DIPLOMACY
IN CONFLICT MANAGEMENT AND MITIGATION
Marco Lombardi, Culture and Action: Cultural Diplomacy and Cooperation
Abstract
The new, uncertain structures of the reticular global world call for innovative strategies. In particular, the new forms of diffuse conflict demand that international diplomacy give effective answers in terms of handling the crisis and reducing conflicts. In this context, cooperation has to regain credibility and competence to prove itself as a system of intervention suited to the new challenges, able to project itself into the new scenarios that are changing significantly and rapidly.
This brief note proposes to highlight some important factors of the change taking place, followed by the description of recent experiences in the field, concluding with the proposal of new kinds of involvement expressed in the Cultural Diplomacy Partnership, an experience of reticular cooperation formulated and promoted by our research centres, ITSTIME in the Università Cattolica, Milan, and CAARI at the Addoun University in Somalia.
Keywords
Culture, diplomacy, cultural diplomacy, crisis and conflict reduction.
Barbara Lucini, Cultural Resilience and Cultural Diplomacy: the State of the Art
Abstract
Il presente articolo intende fornire un’analisi dell’importante contributo che la resilienza, soprattutto nella sua dimensione culturale, può fornire nei contesti di post- crisi e negli scenari di conflitto, in relazione con l’approccio operativo della cultural diplomacy.
La premessa importante riguarda il concetto di resilienza e il suo ruolo nell’ambito della gestione delle crisi e dell’analisi del rischio. La resilienza culturale si ritiene essere fattore imprescindibile per la costruzione di identità nazionali, collettive e individuali che siano in grado di definire, interpretare e gestire le nuove minacce ibride.
Lo stesso elemento culturale unito al concetto di identità sono da considerarsi, quali driver per una necessaria relazione fra la dimensione culturale della resilienza e la cultural diplomacy.
Le considerazioni finali consolidano la prospettiva socio- antropologica legata alla dimensione culturale e all’applicazione del concetto di resilienza nell’ambito della cultural diplomacy, per la gestione delle tensioni e conflitti socio – politici in molte parti del mondo.
This paper aims to provide an analysis of the contribution that resilience, especially in its cultural dimension, can provide in post-crises and conflict scenarios, along with the pragmatic approach of cultural diplomacy.
The key premise is the concept of resilience and its role in crisis management and risk analysis. Cultural resilience is regarded as an essential factor to build national, collective and individual identities that are able to define, interpret and manage new hybrid threats.
Both the cultural factor itself and the concept of identity need to be seen as drivers for the required relationship between the cultural dimension of resilience and cultural diplomacy.
The final remarks consolidate a social anthropological perspective associated with the cultural dimension and the application of the concept of resilience in the framework of cultural diplomacy, with the aim to manage socio-political tensions and conflicts in many parts of the world.
Keywords
Cultural resilience, cultural diplomacy, security, adaptation, proactivity.
II. Perspectives on Terrorism & Counter-terrorism
Alessandro Boncio, The Italian shared house for combating terrorism
Abstract
Un aspetto spesso trascurato nello spiegare l’efficienza italiana nel contrasto e prevenzione del terrorismo, sia esso interno o internazionale, è rappresentato dalla struttura istituzionale creata nel 2004 per la gestione del problema. A tale proposito, il ruolo del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA), il centro italiano di fusione antiterrorismo, si è rivelato essenziale. La necessità di tali organizzazioni fu una diretta conseguenza degli eventi dell’11 settembre 2001, quando gli Stati Uniti avviarono la costituzione di un “fusion center” antiterrorismo, successivamente seguiti da altri paesi europei a seguito degli attacchi jihadisti di Madrid e Londra.
Il compito principale del Comitato era originariamente quello di prevenire attentati terroristici attraverso la condivisione di informazioni in tempo reale tra gli attori statali del comparto sicurezza. Dalla sua creazione, tuttavia, i compiti del CASA sono cambiati ed ampliati: il terrorismo “homegrown” (la fase di leaderless jihad), i Foreign Terrorist Fighters e la recrudescenza dell’estremismo violento interno, hanno portato a un’evoluzione delle competenze del CASA. Il Comitato si è rivelato particolarmente utile nel rafforzare la sinergia tra tutti gli attori coinvolti nelle attività antiterrorismo, rappresentando anche un centro fiorente per “istituzionalizzare” la cultura del sistema di sicurezza nazionale derivante da precedenti esperienze nella lotta al terrorismo interno (Le Brigate rosse, Organizzazioni neofasciste) e di criminalità organizzata (Mafia, Camorra, N’drangheta).
A causa del numero non elevato di eventi legati al terrorismo in Italia, esiste solo una percezione generica del ruolo svolto dal CASA nell’opinione pubblica nazionale e, più in generale, tra gli osservatori internazionali, poiché il Comitato viene raramente menzionato come uno strumento sinergico antiterrorismo. Tuttavia, la struttura si è rivelata strumento flessibile ed efficiente e, nonostante la sua ambizione di istituzionalizzare l’approccio italiano al controterrorismo, non è stata gravata dalle pastoie burocratiche che troppo spesso caratterizzano la pubblica amministrazione.
An often overlooked aspect in explaining the Italian efficiency in countering and preventing terrorism, be it domestic or international, is the institutional setting established in 2004 to manage this issue. In this respect, the role of the Antiterrorism Strategic Analysis Committee (CASA – Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo), the Italian counterterrorism fusion centre, has proved to be essential. While the need for centers like this was a direct consequence of 9/11, indeed being the US those starting this kind of center, other European countries started working on similar centers as a consequence of homegrown jihadist attacks.
The Committee primary task was originally to prevent terrorist-related incidents through real-time information sharing among state security agencies.. Since its creation however, the CASA chores widened and changed; homegrown terrorism (leaderless jihad phase), Foreign Terrorist Fighters and the resurgence of domestic violent extremism led to an evolution in the CASA competencies. The Committee proved to be particularly useful in strengthening the synergy between all the actors involved in counterterrorism activities, also representing a thriving hub to ‘institutionalise’ the national security system culture originating from previous experiences in countering domestic terrorism (The Red Brigades, Neofascist Organizations) and organized crime groups (Mafia, Camorra, N’drangheta).
Due to the contained number of terrorism-related events in Italy, there is just a basic perception of the role played by CASA in the national public opinion and, more broadly, among international observers, as the Committee is seldom mentioned as a synergic counterterrorism tool. The Committee however, proved to be a flexible, efficient tool and, despite its ambition to institutionalise the Italian approach to counterterrorism, was not burdened by the classic bureaucratic problems often characterizing the public administration. An in-depth analysis of this fusion centre can also highlight lessons to be learned for other countries facing the same type of threat as Italy.
Keywords
Antiterrorism, jihadismo, estremismo violento, intelligence, forze di polizia, Counterterrorism, jihadism, violent extremism, intelligence, law enforcement
Abstract
Il comune denominatore dell’utilizzo delle criptovalute da parte dei gruppi terroristici ha origine dall’inquadramento legale poco chiaro in cui le criptovalute attualmente operano. Tale contesto permette, seppur indirettamente, la proliferazione di una propaganda basta sul rifiuto dell’idea di Stato, descrivendo la gestione decentralizzata delle criptovalute come un mezzo di pagamento che appartiene esclusivamente al popolo e supera le interferenze prodotte dal controllo centralizzato del governo o di altri intermediari.
Concentrando l’analisi sulla giustificazione ideologica e gli opachi schemi di finanziamento messi in atto da organizzazioni terroristiche internazionali come Hamas, movimenti globali come i gruppi estremisti di estrema destra ed i loro simpatizzanti, poi descrivendo come piccoli gruppi mercenari jihadisti come il Malhama Tactical Team o campagne di donazione con scopi umanitari sospette stanno evolvendo le proprie competenze nei settori della comunicazione online e delle criptovalute, questa ricerca fornirà una visione sia generale che particolare degli attuali collegamenti terrorismo-FinTech. L’analisi spiegherà come, nonostante le competenze tecniche dei gruppi estremisti in questo settore sembrino essere ancora in fase embrionale, presentano imminenti prospettive di miglioramento, creando una diffusione a cascata di know-how e giustificazioni ideologiche e politiche. Queste caratteristiche del fenomeno possono generare un duplice risultato: trasformare il finanziamento al terrorismo in un’occasione senza precedenti per migliorare le tecniche investigative ed i metodi di analisi o, al contrario, rendere l’utilizzo per fini terroristici della finanza moderna un settore sempre più complesso da monitorare.
The common denominator in the exploitation of cryptocurrencies by terrorist groups, can be found in the grey legal framework where cryptocurrencies operate. This contest, even though indirectly, allows the diffusion of a propaganda related to the rejection of the idea of State, by depicting the decentralized control of cryptocurrencies as a mean of payment that belongs exclusively to the people, avoiding the interference of a centralized government control or any sort of middleman.
Focusing on the analysis of the ideological justification and opaque financing patterns used by international organizations as Hamas, global movements as alt-right extremist groups and their sympathizers, then describing in depth how small jihadist private military contractors as the Malhama Tactical Team or suspicious online humanitarian crowdfunding campaigns are developing their skills both in the online communication and in the cryptocurrency field, this essay is aimed at providing an either overall or specific view of the current terrorism-FinTech nexus. It will explain how, even though extremist groups’ skills in the cryptocurrency sector may seem at an infancy level, they are evolving very fast and creating a trickle-down diffusion of know-how and ideological or political justifications. These elements can generate a twofold outcome: turn terrorism financing into an unprecedented occasion to improve investigative and analysis methods or, on the other hand, turn exploitation of modern finance for terrorism purposes into a total undetectable sector.
Keywords
Jihad, Alt-right, Financing, Cryptocurrency, Cybercrime
Abstract
All’interno di un quadro complesso di Hybrid Warfare e Information Warfare, questo studio prende in analisi un dataset di account Twitter impiegati dalla società russa Internet Research Agency (IRA), tra 2009 e 2018, in operazioni di Information Warfare.
Obiettivo dell’analisi è quello di studiare la rappresentazione del terrorismo costruita e diffusa dall’IRA attraverso le azioni svolte dagli account in esame. Utilizzando il costrutto delle Rappresentazioni Sociali e metodi di Latent Semantic Analysis (cluster analysis e analisi delle corrispondenze multiple) vengono esplorati temi espliciti e impliciti associati al concetto di terrorismo veicolato su Twitter. Su un campione generale di 8.768.633 di messaggi pubblicati, sono stati filtrati 22.764 messaggi contenenti il lemma «terror». I risultati mostrano dinamiche temporali peculiari e contenuti che sottendono due tematiche principali: la natura della minaccia rappresentata (nota/ignota) e il posizionamento del nemico (interno/esterno). I limiti e le implicazioni pratiche di questi risultati vengono discussi con particolare riferimento: alle modalità e ai contenuti delle comunicazioni online riferiti al concetto di terrorismo, alle capacità operative espresse dagli account analizzati, alle possibilità future di applicazione in prospettiva di contrasto a operazioni di Information Warfare.
Within the complex framework of the Hybrid and Information Warfare, this study analyses a Twitter account dataset related to the Russian company Internet Research Agency (IRA) that was potentially used for Information Warfare operations, from 2009 to 2018.
The objective of the analysis is to reconstruct the representation of terrorism disseminated by the IRA through the actions carried out by the analysed Twitter accounts. Using the construct of Social Representations and methods of Latent Semantic Analysis (cluster analysis and multiple correspondence analysis) explicit and implicit themes associated with the concept of terrorism are explored. Out of a general sample of 8,768,633, 22,764 messages were filtered containing the lemma «terror». The results show peculiar temporal dynamics and contents that subtend two main themes: the nature of the threat represented (known / unknown) and the positioning of the enemy (internal / external). The limits and the practical implications of these results are discussed with particular reference to: methods and contents of online communications related to the concept of terrorism, capability demonstrated by the accounts analysed, further applicability of the analysis with a perspective of countering Information Warfare operations.
Keywords
Hybrid Threat, Information Warfare, Latent Semantic Analysis, Social Media Intelligence, Social Representation, terrorism
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Fascicolo 9 | 2019
I. International Relations and Cultural Diplomacy
Abstract
The current paper focuses on the need to think over the concept of globalization and its impact on the scenario of international cooperation.
The definition of globalization has been often related to other notions such as that of complexity, interconnection, homogenization aimed at the understanding of social and geopolitical changes. Although this effort, in the last years a new set of theoretical and methodological tools are needed to comprehend the inner changes represented by the new social and political scenarios. For this reason, the awareness about the global Hybrid Warfare and its features are the context for the development of future theories and methodologies for international cooperation, considering the importance of the Cultural Diplomacy.
The cultural diplomacy and its tool the cultural focal point are the efficient and adequate response to the period of transition we are living now.
The culture and the related social identities became the interpretative drivers to provide a new set of theories as well as the crisis management approach orients the advancement of the methodological tools.
Further, cultural resilience plays a crucial role to strength the high potential of the cultural focal point as diplomatic tools for the near future, in the field of international cooperation and especially, in the areas where the conflicts are harder and more resistant.
This new approach deals with conflict resolution through the principles of crisis management and the cultural perspectives, making possible a new way for managing pervasive conflicts and post-disaster stage.
Keywords
Cultural diplomacy, international cooperation, crisis management, resilience, cultural focal point.
Abstract
The aim of this article is to demonstrate, with an original perspective, the necessity of Cultural Diplomacy and Cultural Focal Points (CFPs) as new effective sources of cooperation and conflict resolution. In a contemporary global context which is characterized by hybrid conflicts, with a mixture of unofficial and official actors and enemies, and by the overcoming of the state-centred national system, the traditional approaches to crises and conflicts are incomplete. In order to guarantee long-term peace and recovery, it is important to shift from an exclusive political and governmental perspective, to an integration of social and cultural members. In this regard, Cultural Diplomacy claims its place as a new effective response to the contemporary framework, by arising with new resources. As a matter of fact, it moves ever further away from its original meaning in order to encompass a comprehensive approach, with a particular focus on the resolution of domestic crises as a prerequisite to both national and international security. In particular, this form of diplomacy is a new cooperation strategy for conflict resolution because it increases the democratic space within nations between political authorities and civilians, it fosters mutual understanding by fighting stereotypes, it reduces the risk of conflicts and provides the vital resilience to crisis management and post-conflict.
In particular, the first part of the article focuses on the practice and the meaning of Cultural Diplomacy, by also highlighting its advantages and disadvantages in relation to cooperation and conflict resolution. Specifically, its evolution into an even more cooperative and effective strategy at different levels deserves the appropriate consideration within the global and political framework. Concerning this aspect, I demonstrate the opportunity, inherent in a correct use of Cultural Diplomacy, of improving diplomacy, cooperation and international as well as national relations. The second part concerns Cultural Focal Points, that is dynamic centers of cultural preservation and reproduction, tested in the Tigray region of Ethiopia, which are considered new forms of Cultural Diplomacy. The focus is placed on their twofold objec-tive of promoting dialogue and cooperation and of enhancing the cultural heritage of each ethnic group, by relating it to the key features of CFPs (static nature, dynamism, singularity and plurality). These demonstrate their synergic nature as sources of conflict management, Cultural Diplomacy and resilience in the prevention and resolution of conflicts, as well as in reconstruction and recovery.
Keywords
Cultural Diplomacy, cooperation strategy, Cultural Focal Points (CFPs), identity, conflict resolution.
Nezka Figelj, Iran and religious sectarianism in the Middle East: the role of the European Union
Abstract
L’articolo scientifico esaminerà l’emergente rivalità tra sunniti e sciiti in Medio Oriente. La situazione si è recentemente intensificata e ha provocato violente rivolte tra le due fazioni. La frammentazione religiosa sarà analizzata dal punto di vista iraniano. Verranno introdotti i due attori principali dello scacchiere regionale: l’Arabia Saudita e l’Iran. L’articolo analizzerà il regime iraniano sciita concentrandosi sulla sua aspirazione all’egemonia regionale. Saranno affrontate le potenziali minacce del programma nucleare iraniano per la sicurezza di Israele. Il documento evidenzierà il ruolo degli interessi strategici dell’Unione europea in Iran dopo l’accordo nucleare iraniano.
Keywords
Iran, Saudi Arabia, religious sectarianism, rivalry Sunna-Shi’a, Israel, European Union.
Abstract
Questo articolo presenta un case study sulle politiche del governo russo nell’utilizzo dei Sovereign Wealth Funds (SWF). La prima parte del paper descrive come i SWF si siano evoluti nel tempo da assetti di un’economia di rendita a strumenti di sviluppo e arma geo-economica, tra i più efficaci nell’ambito delle nuove modalità di intervento statale nell’economia. La seconda parte analizza in profondità l’esperienza russa, descrivendo l’evoluzione e le funzioni dei diversi fondi sviluppati a partire dagli anni ’90 e il loro rapporto con la politica interna ed estera della Federazione. In conclusione, si riflette se l’utilizzo dei fondi sia stato congruo con il perseguimento degli obiettivi geopolitici del paese.
Keywords
Sovereign Wealth Fund, Russia, Geo-economics, Geopolitics, Entrepreneurial State, Commodities, Stabilization Fund, Reserve Fund, National Wealth Fund, Russian Direct Investment Fund.
II. Terrorism & Counter-terrorism
Daniele Plebani, Da Raqqa a Boghuz: l’evoluzione di Stato Islamico tra il 2017 e il 2019
Abstract
L’elaborato si propone di offrire una panoramica dell’evoluzione di Stato Islamico (IS) tra la liberazione di Raqqa (ottobre 2017) e la fine del 2018. In questo lasso di tempo infatti IS ha attraversato una profonda metamorfosi, sia per quanto riguarda l’aspetto territoriale che comunicativo. Nel primo caso si è osservata una forte contrazione nel quadrante siro-iracheno, solo in parte controbilanciato dalla resistenza di altre realtà regionali sparse per il globo. Nel secondo, l’apparato comunicativo è dovuto ricorrere a diverse strategie di adattamento, concentrandosi sia sul resistere alle azioni di contrasto intraprese da Stati e agenzie di comunicazione che di offrire ai seguaci di IS strade alternative per associarsi, informarsi e progettare attacchi. Questa analisi esplicita infine come la lotta contro IS non possa essere fondata unicamente su parametri quali la percentuale di territorio liberato o numero di prodotti mediatici cancellati e rimarca la necessità di un approccio più ampio per affrontare non solo il “gruppo Stato Islamico” ma anche il “fenomeno IS”.
Keywords
Stato Islamico, comunicazione, territorio, eredità.
Abstract
The international counter terrorism paradigm is being increasingly contextualized in the framework of sustainable development through civilian and rule of law-based policies shaped around the objective of preventing violent extremism. The recruitment and exploitation of children by terrorist organizations provides an urgent opportunity for the concretization of legal obligations and principles endorsed by the international community. The application of counter terrorism measures in cases involving children remains ambiguous at country level, despite clear international norms. There is a risk that the children’s rights may be overshadowed by the emergency nature of terrorism. Countries’ practitioners must pursue responses which consider the status of children even when they are liable for terrorism-related offences. Specific circumstances ranging from the prevention of exploitation by terrorist groups, including in educational settings, justice system responses tailored to the cases of children, the risks posed by the nuanced FTF phenomenon and the international legal provisions thereof, are scenarios where the rule of law-PVE vision becomes critical for sustainable response to terrorism.
Keywords
Counter Terrorism, Children’s rights, Preventing Violent Extremism, Rule of Law, Human Security, Foreign Terrorist Fighters, Armed Conflicts.
III. Crisis Management
Arianna Piacentini, Social media e cultura convergente: nuove applicazioni del Crisis Management
Abstract
I social media sono diventati strumenti fondamentali durante i processi di Crisis Management, sia nella fase di risposta all’emergenza, sia nella fase di prevenzione e pianificazione. La flessibilità di queste piattaforme permette di elaborare strategie comunicative diverse che tengono conto degli scenari che possono verificarsi in riferimento ai rischi propri di ciascun territorio. Coombs e Holladay (2012) definiscono la Crisis Communication come la raccolta, il trattamento e la diffusione delle informazioni necessarie per affrontare una situazione di emergenza. I mezzi di comunicazione, in particolare i social media, se integrati nei modelli e nelle pratiche esistenti di Crisis Management, permettono di raggiungere un equilibrio tra capacità di diffusione delle informazioni e possibilità di interpretare correttamente i rischi legati alla crisi. La comunicazione online infatti facilita il raggiungimento di un alto tasso di interattività, rendendo virale un messaggio attraverso il meccanismo della condivisione su molteplici piattaforme. Questi canali online sfruttando il fenomeno della convergenza digitale, che consente la partecipazione di diversi attori sociali, permettono la creazione di una conoscenza condivisa della crisi e una maggiore consapevolezza collettiva, promuovendo lo sviluppo di una comunità partecipante e resiliente.
Keywords
Social media, Crisis Management, cultura convergente, partecipazione.
Abstract
I disastri naturali presentano attualmente diverse e complesse sfide per la società che vanno oltre le capacità di una singola organizzazione e che quindi richiedono l’operato congiunto di più attori nel quadro della riduzione dei rischi derivati da disastri ambientali. Ricerca precedente in questo ambito sottolinea la complessità di tali problemi ed enfatizza la necessità di una collaborazione proattiva e preventiva tra diverse organizzazioni su diversi livelli di governance.
Una delle migliori soluzioni a questo drammatico problema è stata riscontrata nello sviluppo di networks di riduzione dei rischi derivati da disastri ambientali dove conoscenze, informazioni e competenze possono essere scambiate tra diversi esperti operanti in campi attinenti alla riduzione dei rischi ambientali. Con l’approvazione del Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (SFDRR) nel 2015, la necessità di ridurre tali rischi tramite prevenzione, comunicazione del rischio ed educazione ambientale si è tramutata in una eco sempre più incalzante e risonante a livello globale. Questo articolo si propone l’obiettivo di investigare le relazioni che intercorrono fra vari attori operanti nel campo della riduzione del rischio sismico nella regione Abruzzo, in centro Italia. Tramite interviste con esperti della Protezione Civile Abruzzo e con collaboratori degli stessi, la ricerca si snoda su alcuni punti principali: meccanismi adottati dalla Protezione Civile Abruzzese durante tempi di pace per aumentare la consapevolezza della società riguardo il rischio sismico. Ricerca precedente in questo ambito si è largamente concentrata sull’analisi del grado collaborazione di determinati attori (inclusa la Protezione Civile Abruzzese), durante un’emergenza o una crisi. Al contrario questo studio si propone di analizzare le così dette attività non strutturali di prevenzione messe in atto dalla Protezione Civile Abruzzo in tempi di regolarità. La comunicazione del rischio e l’educazione ambientale sono considerati fattori cruciali delle attività non strutturali volti ad aumentare la consapevolezza della società nel suo complesso riguardo i rischi sismici che potrebbero riscontrarsi in regione. Questi elementi sono anche determinanti per il successo di un progresso nel campo della riduzione dei rischi derivati dai disastri ambientali. Interessanti spunti forniti da esperti nel campo e consigli su come la comunicazione del rischio dovrebbe articolarsi nell’immediato futuro sono riportati dall’autore.
Keywords
Disaster Risk Reduction, Prevention, Risk Communication, Environmental Education, Network Analysis.
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Fascicolo 8 | 2018
I. Perspectives on terrorism
Abstract
L’articolo presenta i gap conoscitivi e gli step metodologici inerenti il processo di normazione delle azioni terroristiche in suolo urbano nell’ambito della progettazione strutturale di edifici ad uso civile. La necessità di una revisione dei codici di progettazione che includa la minaccia terroristica appare cogente alla luce della progressione, in numero e durezza, di attentati terroristici condotti nei confronti di soft target inseriti in contesti altamente urbanizzati di città europee, con la finalità di causare il maggior numero di vittime civili durante lo svolgimento di attività quotidiane. L’integrazione normativa della minaccia terroristica nella progettazione di opere ad uso civile richiede l’assolvimento di alcuni passaggi delicati. Infatti, la componente meccanica che caratterizza onde d’urto riconducibili ad esplosioni o impatti ad alta velocità è diversa rispetto a quella associata a carichi dinamici già noti e ormai consolidati nella progettazione di edifici civili quali il terremoto (e piu raramente il vento). La diversità della minaccia si ripercuote nella diversità della reazione che i differenti carichi dinamici provocano sull’ opera, rendendo necessario un ripensamento delle verifiche attualmente richieste nell’ambito della progettazione strutturale ma anche dello stesso approccio alla progettazione antisismica rispetto all’attacco terroristico. Ma soprattutto l’unicità fenomenologica della minaccia terroristica rispetto al target da progettare risiede primariamente nella funzione sociale della distribuzione ed interazione spaziale del tessuto urbano in cui esso è inserito, che l’attentato terroristico si propone specificatamente di disaggregare. Tale peculiarità rende necessaria la comprensione e successiva valutazione quali-quantitativa della funzione sociale del target e della dimensione sociale dell’attentatore nell’ambito della normazione della minaccia terroristica. D’altra parte, tale fonte di vulnerabilità intrinsica della maggior parte degli edifici in Europa può però assurgere alla funzione strategica di recuperare un’armonia urbanistica spesso dimenticata nell’Architettura della città moderna, affinché la progettazione del singolo edificio si compenetri nel valore umanista degli elementi urbanistici architettonici dove è inserito.
Keywords
Terrorism, city, urban, explosion, impact, earthquake, space of influence, attacker, target, input, space, social, humanism.
Daniele Maria Barone, Jihadists’ use of cryptocurrencies: undetectable ways to finance terrorism
Abstract
International Islamic terrorist organizations have become fully recognized actors of globalization, whit no borders to group their activities, except through their ideology, rooted in their interpretation of Islam. Their financial resources branch out in the management of physical territories, a global illegal network, organized or small crimes, extortions, donations and they are more and more shifting in the online realm. Indeed, modern financial tools and, in particular, cryptocurrencies, are covering an emerging role in terrorism financing and money laundering.
Starting from documented cases of jihadists’ use of cryptocurrencies and the most recent developments either in global Islamic terrorism or in modern finance, this paper is aimed at analysing where institutions should intervene in this field and which aspects should be accurately monitored in order to prevent terrorists’ illegal use of such an innovative financial resource as cryptocurrencies.
Keywords
Terrorism, jihad, Financing, Cryptocurrency, bitcoin
Esther Forlenza, Woman in Islamic terrorism: history, roles, data and analysis
Abstract
La presenza delle donne nel terrorismo islamico è stata rilevata da differenti studiosi tuttavia dalla letteratura è emerso un gap conoscitivo sulle concrete funzioni assunte da quest’ultime.Lo scopo di tale ricerca è quello di comprendere quali sono i ruoli rivestiti dalle donne, se vi sono differenze di ruolo tra le donne affiliate Al Qaeda e al Daesh e quali sono le variabili intervenienti rilevanti. Lo studio qualitativo è stato condotto su un campione di 176 donne. La prima parte della ricerca evidenzia, per ogni ruolo emerso, le influenze socio-relazionali che ne hanno determinato l’acquisizione. La seconda parte dello studio si focalizza sull’analisi della semiotica di due riviste sorte a seguito della nascita dello Stato Islamico con l’obiettivo di comprendere se e in che termini la propaganda online abbia promosso la mobilitazione femminile. I risultati ottenuti dallo studio hanno evidenziato che vi è stata sia una graduale implementazione nonché diversificazione del supporto femminile con l’avvento del Daesh.
Keywords
Women, Islamic terrorism, roles, socio-relational influences, propaganda, Daesh.
Abstract
Il periodo compreso tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 ha visto il passaggio di Stato Islamico (IS) da organizzazione protostatuale a insurrezione diffusa. Diviene quindi ora necessario considerare la minaccia presentata dal “nuovo IS” e più in generale dall’influenza che questi ha avuto e ancora esercita sull’estremismo violento, come pure nelle nostre società. Il presente contributo si focalizzerà sulla dimensione operativa dell’eredità di IS, declinata nella sua divisione tra scuola e metodo all’interno di società altamente mediatizzate.
La prima si sostanzia in una linea diretta tra l’organizzazione e i suoi proseliti, un continuum ideologico-operativo che raccogliendo il know-how maturato nel corso della sua esistenza intende proseguirne la guerra; la seconda intende sfruttare tale esperienza operativa, aperta a chiunque voglia raccoglierne le best practices per raggiungere scopi non necessariamente legati a una ideologia. Tale metodo segna quindi una transizione dall’”open source jihad” a un più ampio “open source extremism”1, segnando una fase di attentati e minacce con cui confrontarsi potenzialmente contemporanea e/o parallela a quella jihadista.
Keywords
Stato Islamico, Daesh, legacy, eredità, estremismo violento, comunicazione, propaganda, new normal.
II. Perspectives on security
Andrea Beccaro, Contemporary irregular conflicts: new and old ideas
Abstract
Contemporary international system is at a political turning point due to security issues partially related to the concept of irregular warfare. Over the last three decades, several theories have emerged around the idea that war has changed and should no longer be considered in some areas and contexts state versus state. The goal of the essay is to analyse the nature of contemporary irregular warfare, showing, on the one hand, the continuities of the current debate with old strategic ideas (mainly related to the notion of insurgency) and, on the other hand, its consequences for politics and security.
Keywords
Irregular Warfare, Transformation of War, Security Studies, Hybrid Warfare, Terrorism.
Abstract
Questo articolo focalizza la sua attenzione sul concetto di intelligence economica in Francia. Dopo la guerra fredda, i mercati hanno assunto una maggiore importanza nel determinare le relazioni tra i paesi; tuttavia, è stato necessario molto tempo affinché le l’élite francesi si rendessero conto dell’esistenza del concetto di guerra economica e della necessità di sviluppare un autonomo concetto di intelligence economica. Grazie ai contributi fondamentali di C. Harbulot, P. Baumard e della Scuola di guerra economica l’espressione “intelligence economica” è entrata ufficialmente nel dibattito pubblico francese.
Keywords
Economic Intelligence, Economic Warfare, Intelligence Culture, Information; Globalization.
Francesco Balucani, La guerra civile dello Yemen. Emblema dei conflitti moderni
Abstract
Nelle regioni sudoccidentali della penisola arabica, affacciato sul Mar Rosso e sul Golfo di Aden, v’è un paese, lo Yemen, che da quasi quattro anni è oppresso dalla guerra. Una crisi silenziosa e invisibile, aggravata da una delle peggiori catastrofi umanitarie della storia recente. Questo conflitto s’inserisce appieno nel pensiero di quanti, dalla fine dell’era bipolare, hanno concorso alla ridefinizione dell’intera fenomenologia della guerra in chiave post-clausewitziana. La trattatistica atta a descrivere le peculiarità della guerra non convenzionale e dei conflitti asimmetrici offre una valida lente interpretativa attraverso cui osservare, analizzare e spiegare la guerra civile dello Yemen, che può esser definita, a ragione veduta, l’emblema dei conflitti moderni.
Keywords
Medio Oriente, guerra civile dello Yemen, nuove guerre, guerra non convenzionale, guerra asimmetrica, stato fallito.
Middle East, Yemeni civil war, new wars, asymmetric warfare, modern warfare, failed state.
Abstract
Negli ultimi anni, con l’intento di far luce sui fattori contestuali che si correlano positivamente alla presenza di specifiche categorie di reati, vi è stato un crescente interesse nello sviluppo di tecniche che utilizzino programmi di analisi spaziale per identificare le aree in cui la criminalità si manifesta maggiormente. Una di queste è sicuramente la metodologia denominata ‘Risk Terrain Modelling’ (RTM) (Caplan et al., 2010), orientata ad un’analisi strategica del contesto entro cui si potrebbero verificare i futuri reati, integrando al suo interno elementi concettuali provenienti dalla criminologia ambientale, come ad esempio quelli di ‘criminogenic triggers’ (elementi scatenanti), per individuarne le aree di maggiore concentrazione e diffusione. A questo proposito, il presente studio si è proposto di approfondire l’efficacia predittiva del RTM attraverso un case study: i furti in abitazione nella città di Ancona. Affiancandosi all’evidenza empirica della preesistente letteratura, i risultati di questa ricerca dimostrano che i luoghi dove si concentra lo spaccio di droga, la prostituzione ed infine i bancomat renderebbero possibile prevedere fino al 72,5% dei furti abitativi nei primi quattro mesi del 2018, identificando l’87% delle aree urbane comunali prospetticamente vulnerabili. Inoltre, questo studio dimostra che, anche in uno spazio ristretto, gli stessi fattori di rischio possono combinarsi in modi diversi, dando luogo ad aree di rischio variabile nel corso del tempo. In aggiunta, questi risultati forniscono una base informativa piuttosto efficace da mettere al servizio sia della comunità locale sia delle strategie di polizia mirate a breve e lungo termine contro l’illecito urbano legato sia ai furti in abitazione che alla criminalità in genere. Un approccio simile potrebbe anche fornire agli operatori, ai responsabili delle politiche e agli amministratori locali un supporto significativo per comprendere e contrastare anche altre forme di comportamento criminale da parte di bande o gruppi antisociali. Infatti, garantirebbe l’applicazione del RTM sotto forma di predictive policing inteso come una strategia di prevenzione del crimine e/o tattica di polizia che utilizza informazioni e sviluppa analisi avanzate per la previsione delle zone a più alta densità criminale in ambito cittadino.
Keywords
RTM, GIS, Risk, Prevention, Crime, Ancona.
III. Perspectives on resilience
Alessandra Peverelli, Theorical studies and practical approach on measuring urban resilience: the Mariana (MG) case study
Abstract
Faced with a world in which the number of people living in the city is increasing, the theme of urban resilience becomes central. However, we are faced with numerous definitions that contribute to making a general evaluation process difficult, creating different models based on different interpretations of the term. In this study, different models of urban resilience evaluation will be presented and confronted, the ones produced by scholars or private organizations. Starting from this comparison, one of the model, the one of Cutter et al. (2008), will be used for analysing the case of Mariana (MG). The dam collapse, one of the worst environmental disaster in Brazil, caused damages in two States, along the course of Rio Doce, spreading pollutant for over 600 km. A final evaluation is carried out considering 6 different dimensions – ecological, social, economic, institutional, infrastructural and community – each of them divided into multiple variables.
Keywords
Urban resilience, complex systems, practical measurement, urban resilience index.
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